Sei parlamentari calabresi nella Commissione parlamentare antimafia. Si tratta dei deputati grillini Dalila Nesci, Margherita Corrado e Nicola Morra, Giuseppe Mangialavori e Jole Santelli (Forza Italia). Infine Wanda Ferro (Fratelli d'Italia). La nomina scaturisce dalle indicazioni del presidente del Senato Casellati e del presidente della Camera Fico che hanno contestualmente segnalato i componenti della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale; del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione; della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati.


«Ringrazio il mio partito, Forza Italia - ha scritto Mangialavori a proposito della nomina su un post di Facebook -, per avermi voluto tra i membri di uno degli organismi imprescindibili della nostra bella ma fragile democrazia. Sono orgoglioso e, al tempo stesso, sento forte la responsabilità di svolgere al meglio il mio lavoro, che sarà sempre orientato contro ogni forma di prevaricazione mafiosa. Lo devo a chi ha avuto fiducia in me, ai miei elettori, alla mia terra. Lo devo alla Calabria».

 

Soddisfatta anche la parlamentare grillina Dalila Nesci: «Lavorerò con spirito di servizio e con l’intento di continuare a contribuire ad una rivoluzione culturale-democratica-non violenta che ha ispirato la mia attività pregressa». Ha ricordato poi il suo impegno nel contrasto alla criminalità. «Mi sono occupata di problemi di ‘ndrangheta - ha affermato -, in Calabria, passata alla ribalta mondiale per la sua recrudescenza per esempio a proposito dell’assassinio, il 16 ottobre 2005, del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, e della strage di Duisburg del 15 agosto 2007. Nei mesi scorsi, a Limbadi, si è verificato un nuovo episodio di sangue provocato dalla ‘ndrangheta: l’esplosione di un’autobomba per finalità ritorsive ha portato alla morte del giovane Matteo Vinci, vicenda che ho ricordato alla Camera dei Deputati». Concludendo, la deputata tropeana ha affermato: «Non mi resta che ribadire un pensiero, un’esortazione, un’eredità di Paolo Borsellino: “la lotta alla mafia deve essere un movimento culturale - aggiungo alimentato dall’esempio della politica e delle istituzioni, chiamate a una scelta netta e radicale - in grado di coinvolgere tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, quindi complicità”».