Mario Oliverio non sosterrà la corsa di Marco Minniti alla segreteria nazionale del Partito Democratico. Non per il momento almeno. Entrambi sulla domanda specifica sfuggono ai cronisti, dopo avere avuto un lungo faccia a faccia, lontano da orecchie indiscrete, nelle stanze della presidenza della Provincia di Cosenza, prima della presentazione del volume appena dato alle stampe dall’ex Ministro degli Interni. Se avessero raggiunto un’intesa non c’erano motivi per non sbandierarlo subito ai quattro venti.

Calabria ostile all'aspirante segretario

Insomma in Calabria per Minniti non c’è trippa per gatti. Del resto mai è stato profeta in patria: non eletto nella sua Reggio Calabria all’uninominale nel 1996 e nel 2001, è stato ripescato alla Camera, sempre nel 2001, grazie al collegio proporzionale. E il 4 marzo è stato costretto a cercarsi un posto blindato in Campania per non perdere lo status di parlamentare. Peccato perché la sua cultura politica e la preparazione soprattutto sui temi di caratura nazionale ed internazionale, non sono in discussione.

Sala gremita, con assenze di peso

All’appuntamento organizzato nella sala degli specchi della Provincia di Cosenza lo ha testimoniato ancora una volta con una lucida analisi tratta dal suo libro Sicurezza è Libertà, edito da Rizzoli, presentato davanti ad una nutrita platea, nella quale tuttavia spiccavano le assenze della deputata Enza Bruno Bossio e del segretario provinciale Luigi Guglielmelli, con l’intervento dell’arcivescovo emerito Salvatore Nunnari, strettamente legato all’ex titolare del Viminale, quando entrambi esercitavano a Reggio Calabria, uno la politica, l’altro la parola di Dio.

Oliverio e Minniti fianco a fianco, ma non sulla stessa lunghezza d’onda. Ma c’è chi la pensa diversamente, dal segretario regionale uscente del Pd Ernesto Magorno a Franco Iacucci, presidente della Provincia di Cosenza.

Modello Riace da imitare, ma le regole valgono per tutti

Il dibattito, moderato da Arcangelo Badolati, si è articolato in particolare, sui temi della migrazione, il pane quotidiano di Minniti da componente del Governo Renzi prima e Gentiloni poi. Minniti esorta l’Europa ad investire in Africa e non in Turchia per frenare i flussi migratori, e rivendica i risultati raggiunti dal suo ministero, nei ventisei mesi della sua gestione. Sull’esperienza di Riace non ha dubbi: i sindaci devono rispettare le regole ma il modello di Lucano fa scuola. L’accoglienza diffusa con una distribuzione organizzata su piccoli numeri è la soluzione anche per restituire la vita ai tanti borghi soggetti al fenomeno dello spopolamento.

L'incredibile Hulk e l'Uomo Ragno

Inefficaci, secondo Minniti, le politiche dell’attuale governo. Per spiegare il suo pensiero prende in prestito due personaggi nati dalla matita del compianto Stan Lee, recentemente scomparso: «Non ci servono la forza e le urla dell’incredibile Hulk – dice, scegliendo forse non casualmente un personaggio il cui colore verde vagamente richiama quello della Lega di Salvini – Occorre costruire una rete, una tela di relazioni come quella dell’Uomo Ragno. Il Paese – conclude – non può procedere da solo, altrimenti non si va da nessuna parte».

 

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