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Mentre Lamezia è ancora sotto shock per l’arresto di un candidato al consiglio comunale per traffico internazionale di stupefacenti, ritornano alla memoria le dichiarazioni, tante e diverse, dei collaboratori di giustizia che nel tempo hanno contribuito a fare luce su uno spaccato grigio che vede politica e malavita andare, purtroppo, spesso, nella città della Piana a braccetto. Poco tempo fa a parlarne è stato l’ex boss Giuseppe Giampà, mente dell’omonimo clan, che nell’ambito del processo Perseo aveva raccontato dinamiche e retroscena.
Destra e sinistra, entrambi gli schieramenti, secondo i racconti del pentito, non avrebbero esitato più volte a rivolgersi a lui per potere avere più voti. E strappa quanto meno un sorriso poi la dichiarazione secondo cui lo stesso Giampà non ambiva ad avere referenti in politica perché, ha affermato in aula, non si fidava dei politici.
Ma degli intrecci tra malavita e politica hanno parlato anche altri pentiti, come Angelo Torcasio, Umberto Egidio Muraca, Battista Cosentino, Giuseppe Angotti, Rosanna Notarianni. Quest’ultima, tra l’altro, candidata anche al consiglio comunale.
La domanda è sempre la stessa. Possibile che nessuno sapesse? Possibile che chi accoglie nelle proprie liste alcuni personaggi non abbia alcuna cognizione dei loro legami familiari con i clan o dei loro traffici?