Per Matteo Salvini i guai, nell'ultimo periodo, sembrano non finire mai. Dopo le polemiche legate alle accuse di sequestro di persona relative alla vicenda dei migranti bloccati per giorni sulla nave Diciotti, adesso arriveranno anche le accuse di violazione di diritti d'autore. È quanto sostiene in una intervista alla nostra redazione il consigliere dem della Provincia di Cosenza, Graziano di Natale, che non ha gradito un post pubblicato ieri dal ministro del governo Lega-5stelle contenente l'hashtag #iononmollo.

I fatti

Nel pomeriggio di ieri Matteo Salvini sulla sua pagina facebook aveva commentato la notizia dell'indagine che in queste settimane lo vede suo malgrado protagonista: «Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e gli Italiani? Ne sono orgoglioso, lo rifarei e lo rifarò ancora. Vi voglio bene Amici, grazie per l’affetto!». Fin qui non ci sarebbe stato niente di strano, almeno dal punto di vista dialettico, se non fosse stato per l'hashtag con il quale il leghista ha concluso il suo pensiero: #iononmollo.

 

Tanto è bastato per scatenare le ire di Di Natale, che del grido "#iononmollo" ne ha fatto un vero e proprio marchio di fabbrica delle sue battaglie politiche e sociali, tanto che a fine agosto è corso negli appositi uffici per registrarlo come marchio d'impresa.

 

«Il logo - spiega il dem, che è anche presidente del Comune di Paola -, è da me utilizzato sin dal 21 settembre del 2016 al fine di identificare le battaglie di legalità portate avanti nella Provincia di Cosenza dove ho ricoperto il ruolo di presidente». Di qui, un utilizzo continuo e costante che lo scorso 30 agosto ha spinto Di Natale a richiederne l'appropriazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico con domanda numero 302018000028305. «Pertanto - precisa il consigliere provinciale - il ministro utilizza nei, suoi post pubblici, un marchio illegittimamente».

Alla presunta violazione dei diritti, sembra che alla vicenda si aggiunga anche una puntualizzazione di tipo politico: «Se per Salvini, come dice, vengono prima gli italiani, incominci a non violare i diritti altrui anche se di cittadini residenti, come me, al sud del nostro Paese». L'episodio potrebbe addirittura nuovamente trascinare il ministro dell'Interno nelle aule di tribunale: «È inutile dire che avvierò le azioni legali a difesa dei miei diritti».

Savini è avvisato.