Reggino di Taurianova, 58 anni, è Nino Spirlì ora il nuovo timoniere della Calabria. Autore teatrale e televisivo, scrittore e blogger, il vicepresidente della Regione assume la carica che fu di Santelli, con quella formula che la legge attribuisce al presidente facente funzioni.

 

Presiede la giunta, che riprenderà a riunirsi per l’ordinaria amministrazione, concetto molto dilatabile – quest’ultimo – visto che la vita istituzionale di un organo come la Regione comunque deve continuare, e tra le materie affrontate dall’esecutivo rientra di tutto o quasi.

 

 

Spirlì, che nella giunta che ora presiede siede da componente esterno – ovvero non eletto e neanche candidato alle ultime elezioni – è del partito della Lega. Salviniano dopo essere stato con Forza Italia e Fratelli d’Italia, il nuovo governatore è quello che si chiama cervello di ritorno: dopo una vita trascorsa fra Roma e Parigi, il suo recente rientro in Calabria l’ha fatto diventare punto di riferimento, culturale prima e politico poi, di una destra sovranista che fa del politicamente scorretto la sua cifra.

 

Omosessuale dichiarato, fervente cattolico, Spirlì ricoprirà un ruolo che non è nuovo nella storia recente calabrese.
Anche il destino dell’ultima legislatura a guida centrodestra, quando governatore era Giuseppe Scopelliti, era finito nelle mani di un facente funzioni.

 

Era il 2014 e fu la crotonese Antonella Stasi a subentrare al presidente, in quel caso dimissionario, rimanendo in carica per la cosiddetta ordinaria amministrazione da aprile a dicembre, obbligata dal Tribunale a interrompere la legislatura.

 

In quel caso 9 mesi di un interregno propiziato da un fatto straordinario, come in questo caso, per un precedente che sta lì a dimostrare come possa essere tutt’altro che vicina la data di nuove elezioni.

 

Tra il tempo che ora il presidente Domenico Tallini prenderà per convocare il Consiglio; quello che servirà a Spirlì per sciogliere l’assemblea e convocare i comizi, e il contesto della pandemia - che potrebbe consigliare la prosecuzione di una gestione che dovrà affrontare l’emergenza sanitaria, evitando assembramenti elettorali – sembra una cronologia veramente incerta quella che attende la politica calabrese.