La sentenza del Tar che ha bocciato il provvedimento della governatrice che riapriva bar e ristoranti dotati di tavolini esterni mette il punto a un conflitto istituzionale che ha rivelato l’assurdità di una politica italiana incapace di esprimere autorevolezza e credibilità
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Non c’è niente da fare. Per quanto sia inflazionato dall’uso reiterato, per quanto sia saputo e risaputo, l’aforisma che Ennio Flaiano forgiò nel 1954 (’54!) resta una pietra miliare nell’interpretazione dell’italico costume: “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”.
E in effetti, quanto successo tra Governo e Regione Calabria, compreso l’epilogo sostanzialmente inutile che si è consumato con la sentenza del Tar, è grave ma non è serio.
È grave che la governatrice Jole Santelli abbia deciso il 29 aprile, con il favore delle tenebre, di emanare un’ordinanza che nei fatti sbertucciava Palazzo Chigi e tutto il cucuzzaro, prevedendo che già il giorno dopo bar, ristoranti e affini avrebbero potuto fornire il servizio ai tavoli, a patto che questi fossero all’aperto e nel rispetto delle misure di sicurezza.
Non è serio che un provvedimento simile sia stato assunto nei pressi della mezzanotte e che la sua efficacia sia stata fissata nel giro di qualche ora, nemmeno il tempo che l’inchiostro della stampante si asciugasse.
È grave che l’ordinanza della Santelli sia stata vergata nelle stesse ore in cui il leader della Lega (Nord) lanciava l’ordine di insurrezione e “occupava” il Parlamento a favore di videoselfie per protestare contro il Governo cinico e baro che affossava le speranze di riapertura del Paese.
Non è serio che un leader politico, Matteo Salvini appunto, che sulla carta ancora esprime la maggioranza relativa dell’elettorato italiano, insceni una commediola mascherinata nell’aula parlamentare vuota, “occupandola” col solo scopo di recuperare terreno social sulla sua amica-nemica, Giorgia Meloni, che gli sta rosicchiando consensi virtuali, e il giorno prima, il 28 aprile, aveva messo in scena la sua di commediola, davanti a Palazzo Chigi, mascherinata anche lei, con un cartello in bella vista: “Il silenzio degli innocenti”. Manco che “la pochette con le unghie”, come Dagospia ha ribattezzato Conte, fosse Hannibal Lecter.
È grave che tutto questo avvenga sulla pelle e sulla psiche degli italiani, provati da due mesi di quarantena e costretti a capirci qualcosa senza avere la possibilità, concreta, di capirci una beneamata.
Non è serio che la Calabria si presti a questa pantomima eterodiretta da Roma e dalle Regioni leghiste, annacquando le sue ragioni nella propaganda politica.
È grave che la sacrosanta ripartenza differenziata a cui aspira la Calabria, giustificata da un numero di contagi bassissimo e da un totale di decessi che non arriva a cento in due mesi di dittatura del coronavirus, venga sparata a salve con un’ordinanza fatta entrare in vigore di notte senza che abbia possibilità di esprimere reali effetti benefici sull’economia regionale, come dimostra la scarsissima, quasi nulla, adesione alle nuove regole da parte di bar e ristoranti.
Non è serio che la stragrande maggioranza dei Comuni siano stati costretti, come è accaduto, ad emettere seduta stante, nelle stesse ore della notte santelliana, contro-ordinanze per disinnescare quella regionale e per rimarcare che avrebbero osservato il Dpcm contiano.
È grave che i pochissimi sindaci a favore del blitz antigovernativo della Regione, come il primo cittadino di Soriano, Vincenzo Bartone, lo stesso che non ha provato alcun imbarazzo a baciare le mani a Berlusconi, il giorno dopo si faccia fotografare al tavolino del bar del paese mentre sorbisce un aperitivo per “baciare”, questa volta, le mani della Santelli.
Non è serio che un ministro della Repubblica, Francesco Boccia, implori un presidente di Regione per giorni, chiedendo che annulli la propria ordinanza, utilizzando tutti i canali mediatici per rendere ancora più grottesca la sua inutile prostrazione.
È grave che la giustizia amministrativa, già oberata da mille incombenze, debba essere impegnata da un ricorso, quello promosso dal Governo contro l’ordinanza della discordia, che è solo di “principio”, perché che nei fatti cambia ben poco visto che il provvedimento della Regione ben poco prevedeva sin dall’origine.
Non è serio che la reazione alla sentenza del Tar siano tutte, ma proprio tutte, impostate sullo spartito politico da interpretare, senza ci sia uno che dica il contrario di quello che, pregiudizialmente, ci si aspetti che dica.
È grave che la politica regionale, a cominciare dalla presidente Santelli, abbia inondato le redazioni con dichiarazioni pro e contro, del tutto indifferenti al valore oggettivo di una sentenza, come se fosse acqua fresca, esprimendo un disprezzo così profondo per la Giustizia da passare quasi inosservato.
Non è serio che tra queste dichiarazioni ci sia anche quella di parlamentari come il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, deus ex machina dell’elezione di Jole, che, rispolverando l’armamentario berlusconiano, definisce la presa di posizione del Governo Conte una “follia dei comunisti”.
Insomma, ci dobbiamo rassegnare a citare Ennio Flaiano chissà per quanto tempo ancora.
degirolamo@lactv.it