«Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio. Sono qui per il rispetto che devo a questo luogo e ai cittadini che rappresentiamo». Ha esordito così, poche ora fa in Senato, il Ministro per il Turismo Daniela Santanché in una informativa in aula sulle inchieste giornalistiche riguardanti le sue società operanti nel settore dell’editoria e dell’intrattenimento.

Il Ministro, fedele al suo profilo, non ha fatto un solo passo indietro. «Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi -  ha sottolineato in riferimento ad un articolo pubblicato stamane da Il Domani - Contro di me è in atto una strumentalizzazione politica.Dalla stampa arrivano "pratiche sporche e schifose”», ha continuato la ministra del Turismo. Dopo la parte politica, il Ministro è entrata poi nel versante più “tecnico”.

«Faccio impresa da quando ho 25 anni, sono partita da Cuneo con la forza del lavoro contando solo su me stessa, ho raccolto importanti successi imprenditoriali, sono fiera di aver dato lavoro a tante persone. Ho fatto ricorso a strumenti messi a disposizione di tutte le imprese dalle leggi ancora vigenti. Il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Per questa complessa operazione di risanamento delle 4 società Visibilia ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi quante persone impegnano tutto il loro patrimonio per salvare le aziende».

L'aula del Senato ha ascoltato con grande attenzione e compostezza l'informativa della ministra Daniela Santanchè, durata quasi 40 minuti, e conclusasi con un breve applauso partito dai banchi della maggioranza e del governo. Due gli altri brevi applausi della maggioranza alla ministra durante il suo intervento. La prima volta quando ha invitato tutti a "reagire" all'attacco dei giornali "che potrebbe colpire qualsiasi cittadino". La seconda quando ha affermato che a colpirla sono persone che frequentano i suoi locali di intrattenimento. Dai banchi delle opposizioni due volte si è levato un brusio prolungato, quando ha attaccato il quotidiano Domani per l'odierno articolo in cui si afferma che è indagata.

La replica, però, non ha convinto le opposizioni. Il capogruppo del M5s al Senato Stefano Patuanelli al termine del suo intervento ha infatti annunciato che il suo partito ha presentato una mozione di sfiducia e in Aula è scattato il coro del gruppo pentastellato 'Dimissioni, dimissioni'. Poco prima lo stesso Patuanelli aveva salutato quattro ex dipendenti dell'imprenditrice Daniela Santanchè che erano in tribuna in Senato ad assistere all'informativa della ministra.

«La sua autodifesa non ci ha convinto e riteniamo che non abbia chiarito e addirittura in alcuni casi eluso le domande che le stiamo rivolgendo in questi giorni». Così il senatore Tino Magni, parlando per Avs

«Siamo rimasti impressionati dalle parole della ministra. Non siamo gli unici a giudicare dal nervosismo nei banchi del governo. A differenza di tanti altri gruppi, per noi vale sempre il principio di presunzione d'innocenza. Ma abbiamo il dovere di discutere di opportunità politica. Noi non abbiamo avuto risposte chiare e a questo punto le chiederemo ai ministri competenti, a Calderone, Urso e Giorgetti. Le dimissioni da ministro sarebbero un gesto importante e significativo. E non sono parole mie, ma della presidente Meloni sul caso Josefa Idem. Non è stata chiarita dalla ministra una galleria di ombre e di brutture. La nostra interrogazione non ha avuto risposta: il prestito da 2,7 milioni non è stato chiarito. È un grave problema di opportunità politica: può una ministra avere un debito nei confronti dello Stato? Secondo noi no, non può», ha detto il senatore del Pd Antonio Misiani.

Ma l’informativa del Ministro ha avuto anche una coda subito dopo quando nella sala Caduti di Nassirya, il M5s ha organizzato una conferenza stampa a cui ha partecipato anche Giuseppe Conte. L’ex premier ha ribadito che il gruppo ha formalizzato la richiesta di dimissioni perché l’informativa non li ha affatto convinti. Poi la stoccata alla Meloni «In Europa - ha detto Conte - si va a testa alta e con voce chiara. Non basta rivendicare di essere una forza del G7 o di essere stati fra i fondatori. Questo significa autorevolezza, ma non puoi esserlo se hai un ministro in queste situazioni di opacità di etica pubblica». Conte ricorda di aver costretto alle dimissioni il suo sottosegretario Siri per questioni di opportunità politica e altrettanto si aspetta dalla Meloni. Poi il colpo a sorpresa ovvero le testimonianza di alcuni ex dipendenti della Santanché che hanno smentito in parte quanto detto dal Ministro. Soprattutto sull'azienda K group. In aula il ministro ha detto che non aveva alcun collegamento con l’azienda, loro hanno ribadito che rispondevano alle indicazioni del ministro. Ai microfoni si sono alternati Monica Lasagna che aspetta ancora 44mila euro di Tfr, poi la sua collega Raffaella Caputo che aspetta 38mila euro di Tfr ed infine un agente di commercio, Ennio Cecchinato che avanza qualcosa come 64mila euro. La storia insomma è destinata a non finire qui.