La lettera delle segreterie regionali della Fp Cgil, della Cisl Fp e Uil Fpl al commissario per la sanità calabrese, Saverio Cotticelli, al sub commissario e al dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute: «Dipendenti traditi». E sul decreto Calabria: «Fallimentare»
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Hanno deciso di scrivere al commissario per il piano di rientro in sanità, Saverio Cotticelli, al sub commissario Maria Crocco e al direttore del dipartimento salute della Regione Calabria Antonio Belcastro per esprimere «tutta la loro preoccupazione in ordine a quanto sta accadendo ai lavoratori nelle Aziende sanitarie e ospedaliere della Regione Calabria e alla condizione in cui è precipitato il Sistema sanitario regionali in conseguenza del Decreto Calabria». Sono organizzazioni sindacali FpCgil, Cisl Fp e Uil Fpl Calabria, che lanciano l'allarme dopo la notizia dei primi licenziamenti dei lavoratori precari pluriennali con rapporto di lavoro a tempo determinato dell’Azienda “Pugliese – Ciaccio” di Catanzaro e l’avvio delle procedure di licenziamento di operatori socio-sanitari di una Cooperativa che fornisce servizi esternalizzati di assistenza presso l’Azienda Ospedaliera “Annunziata” di Cosenza.
«Questi – si legge nel documento - sono gli esiti nefasti di una stagione che da molto tempo ha messo in ginocchio il Sistema sanitario regionale, gravato da ispessite criticità, la prima ormai universalmente riconosciuta, ovvero la carenza di personale, la quale, nel decennio di commissariamento permanente per il rientro dal deficit, è via via diventata esponenziale e non più sopportabile dallo stesso sistema.
Tale deficit di professionalità, infermieristiche, mediche, socioassistenziali, ha compromesso la qualità e quantità dei servizi erogati ai cittadini, ha indotto alla riduzione del perimetro pubblico di gestione con le esternalizzazioni di servizi che risultano essere anche più costosi e spesso oggetto di appalti poco trasparenti, ha compromesso la salute e sicurezza dei lavoratori che con profondo senso di responsabilità e abnegazione hanno fronteggiato turni e servizi carenti del personale necessario, quello previsto per legge, ha reso necessario reclutare schiere di lavoratori a tempo ed ha ingenerato sfiducia e allarme tra gli utenti che si rivalgono, anche con violente aggressioni proprio sugli operatori».
Per le sigle sindacali «la tempesta perfetta, per contrastare la quale, ormai da anni, le scriventi organizzazioni si sono impegnate, sollecitando confronti e stipulando accordi che negli anni precedenti, dopo il primo sblocco di assunzioni, hanno prodotto alcuni risultati, tra cui la stabilizzazione dei precari che avevano maturato i requisiti ai sensi della legislazione per tempo vigente, l’avvio delle procedure concorsuali che nella maggior parte delle Aziende si sono espletate, ma a volte ancora non completate, e la revisione di piani di fabbisogno che tenessero conto delle esigenze di cura e assistenza. Ovviamente, consapevoli che per recuperare il grave deficit di personale ci fossero ancora moltissimi spazi da ricoprire, hanno rivendicato, in uno con le Confederazioni regionali e nazionali, al Ministero della Salute nel corso della redazione del Decreto Calabria la necessità di sblocco del turn over e di un piano di assunzioni straordinarie, paventando che un nuovo blocco fosse la ferita letale che avrebbe azzerato ogni possibile ripresa.
Infatti, ogni ulteriore taglio di spesa, operato sul personale, come ormai la storia insegna, non solo non migliora l’andamento dei conti della sanità, ma crea ulteriori criticità riguardo la garanzia dei LEA producendo maggiore mobilità passiva e quindi più debito».
Nel documento è spiegato pure che «sin dal primo incontro con il commissario Cotticelli e con il direttore generale Belcastro,FpCgil, Cisl Fp e Uil Fpl Calabria,hanno fondato le richieste urgenti di completamento delle assunzioni già autorizzate con i precedenti decreti commissariali, di nuove autorizzazioni ad ulteriori assunzioni attingendo dal bacino degli idonei delle graduatorie vigenti, l’avvio di nuove procedure concorsuali, mantenendo contemporaneamente in servizio il personale a tempo determinato a garanzia dei Lea e nelle more del completamento delle procedure fino al 31.12.19, avviando un’azione congiunta, sindacale e da parte del Commissario nei confronti del Governo, per ottenere infine la stabilizzazione.
Tali proposte, formalmente recepite dal commissario e dal Dipartimento, sono state cristallizzate in un protocollo d’intesa regolarmente sottoscritto lo scorso 8 maggio, oggi tradito e disatteso da alcune aziende, con la oggettiva conseguenza drammatica della perdita del posto di lavoro di tanti e il precipitare in una ulteriore crisi dei servizi sanitari interessati dalla perdita di risorse umane preziose. Quello che stupisce è che né i poteri speciali conferiti al commissario con il Decreto Calabria, né il ruolo istituzionale del Direttore del Dipartimento abbiano impedito tale drammatica deriva, ma ancora più singolare è stata la mancata volontà di confronto con le scriventi, scegliendo il confronto diretto con i lavoratori interessati, precari e idonei, a cui vengono vagheggiate promesse varie, simili a quelle dell’intervento del Governatore della Regione che sposa la causa incontrando direttamente i lavoratori traditi e invoca l’intervento del nuovo Governo chiedendo anche il supporto dei sindaci per sostenere la revoca del famigerato Decreto Calabria, dimenticando gli anni sprecati a contrastare l’ufficio del Commissario».
«Il decreto Calabria cura peggore del male»
I sindacati puntano anche il dito contro il decreto Calabria, «si è rivelato come cura peggiore del male, al netto degli aspetti incostituzionali, non solo non c’è stata nessuna svolta radicale sulle gestioni aziendali, molte delle quali rimaste acefale per mancata nomina o rifiuto dei direttori individuati, ma anzi il permanere di situazioni opache, con la conseguente paralisi gestionale che certo non può generare il risanamento del deficit auspicato e mette a rischio anche gli approvvigionamenti ordinari e, infine, consente la sopravvivenza di un sistema incrostato caro a molti. Poteri speciali, peraltro neanche pienamente esercitati, senza una vera riorganizzazione del Sistema e senza assunzioni, non hanno modificato la situazione, nessun miglioramento della rete territoriale, criticità crescenti nelle strutture ospedaliere che provano a mantenere le punte di eccellenza solo grazie ai professionisti impegnati al massimo, ulteriore depauperamento di servizi, chiusura di strutture, episodi di malasanità che riportano alla memoria lo sconcerto di dieci anni fa quando fu deciso il commissariamento della sanità calabrese, rivelatosi poi inefficace».
Infine FpCgil, Cisl Fp e Uil Fpl Calabria parlano della loro «disponibilità al confronto costante con il commissario e il direttore generale del Dipartimento, hanno segnalato e chiesto il ritiro del provvedimento sul regolamento e la composizione dell’ Organismo tecnicamente accreditante, settore estremamente delicato, hanno sollecitato la risoluzione di vertenze molto datate anche relative alle linee guida contrattuali ed insieme alle Confederazioni, hanno indetto una manifestazione regionale, presentando un documento ai Prefetti, per lanciare l’allarme su tutte le criticità crescenti del SSR e le conseguenze del Decreto Calabria, ma nessuna risposta concreta, nessun impegno, registrando una indifferenza e una spregiudicata disinvoltura nei comportamenti sia della struttura commissariale, sia del Dipartimento. Nonostante ciò - si legge a conclusione - le scriventi resteranno accanto ai lavoratori, ai precari, agli idonei e a tutti coloro che hanno a cuore la sanità calabrese, adoperandosi con le Confederazioni regionali e nazionali e con le segreterie nazionali di categoria alfine di costruire uno spazio proficuo di confronto anche con il nuovo Ministro della Salute».