Bar, ristoranti, tavoli fuori sì, tavoli fuori no. La Calabria è stata protagonista (ahi noi!) nelle ultime settimane sulla scena nazionale con la presidente Santelli pronta a difendere strenuamente le sue ordinanze in tutti i salotti televisivi. La Calabria voleva solo ripartire, voleva rialzarsi e capolvogere lo stereotipo che al Sud si è poco inclini al lavoro - diceva la governatrice.

Ma al netto del sacrosanto diritto di ripartire per cercare di rimettere a moto il cuore economico della regione resta una questione sullo sfondo a quanto pare non ancora affrontata dalla nostra governatrice. E riguarda la sanità. Con la fase 2 molte sono le Regioni (tra queste anche la Lombardia dal 14 maggio) che hanno deciso di riprendere l'attività ordinaria degli ospedali e delle strutture sanitarie tra cui gli interventi chirurgici programmati non urgenti sospesi nel pieno dell'emergenza sanitaria dettata dal coronavirus. Ovviamente il tutto garantendo la massima sicurezza con l'adozione di rigidi protocolli (visite su appuntamento, prenotazioni ed eventuale tampone prima dei ricoveri).

In Calabria invece salvo un'ordinanza che parla della ripresa delle sole attività ambulatoriali nelle strutture covid free pare non ci sia traccia di una sola parola che dia garanzie a questo settore. E se pur di interventi urgenti non si tratta, ci sono comunque decine di pazienti da un lato e altrettante strutture sanitarie pubbliche e private dall'altro che speravano in un cenno da parte del dipartimento regionale che invece è ancora muto e silente. Ci auguriamo allora che la presidente Santelli affronti la questione e dia direttive a un settore che ad oggi risulta completamente paralizzato.