Il Consiglio regionale convocato dal presidente Nicola Irto per discutere esclusivamente di sanità, si è subito trasformato in un processo a Massimo Scura e al suo vice Andrea Urbani. Nonostante le precauzioni prese alla vigilia e il tentativo di dare la responsabilità degli attuali guai della sanità calabrese ai commissariamenti che si sono susseguiti negli anni e non a questo ultimo nello specifico, l'operato di Scura è stato bocciato in maniera netta.


Del resto nel documento approvato dall'Aula si chiede esplicitamente il superamento del commissariamento e soprattutto la revoca dei decreti sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Lo stesso Oliverio che pure ha provato a volare basso nelle dichiarazioni in Aula e anche in quelle rilasciate ai cronisti, ha spiegato che sono le gestioni commissariali in genere a non aver prodotto frutto, ma interrogato sui motivi per i quali non ha proceduto ad impugnare i provvedimenti dell'Ufficio del commissario, compreso il famigerato decreto 30, ha sbottato: "molte cose non le abbiamo fatte per eccesso di responsabilità, ma adesso la misura è colma. Tra l'altro - ha specificato - molti atti del commissario sono stati impugnati da diversi soggetti che hanno vinto i procedimenti con il risultato paradossale che l'Ufficio del commissario gestisce e la Regione paga. Non è più accettabile".


Una domanda questa sulla presunta inerzia della giunta sugli atti del commissario che anche ieri è stata posta con forza dalla deputata grillina Dalila Nesci che ha improvvisato una conferenza stampa fuori da palazzo Campanella, non essendo stato accolta la sua richiesta di partecipare al Consiglio. La deputata è poi stata ammessa in Aula, seppure in tribuna stampa.


Il centrodestra, sempre in ordine sparso, ha provato a sfruttare il momento condividendo sì la critica al commissario, ma sparando ad alzo zero contro il Pd "incapace di farsi ascoltare a Roma", come hanno sottolineato sia Giuseppe Mangialavori che Francesco Cannizzaro. Quest'ultimo ha addirittura ammonito Oliverio dall'evitare "di trasformare il diritto alla salute dei calabresi in uno strumento di utilità politica. Tanto - ha spiegato - Renzi non rimuoverà mai Massimo Scura, piuttosto metterà da parte il governatore". Il capogruppo di Forza Italia Alessandro Nicolò ha poi definito una vera e propria delegittimazione dell'attuale classe dirigente di centrosinistra da parte del governo Renzi "che ha scelto di inviare qui Scura e si è sempre schierato dalla parte del commissario".
Tutti i partiti dell'opposizione hanno poi stigmatizzato il metodo scelto dal Pd, reo di aver portato in Aula un documento preconfezionato senza alcuna concertazione. Critica, ed è questa la novità più rilevante, che è stata fatta propria anche dal Nuovo Centrodestra per bocca del consigliere Baldo Esposito, il quale ha anche avvertito "chiedere la rimozione di Scura va bene, ma la politica accorta avrebbe dovuto prevedere anche un piano b nel caso in cui ciò non dovesse avvenire. Un modo per provare a riaprire il dialogo". Un chiaro strascico delle polemiche cosentine sull'indicazione di Lucio Presta candidato sindaco e del fatto che Ncd non muoia dalla voglia di impallinare il vice commissario Andrea Urbani.


Non ha per nulla sorpreso, invece, l'intervento assai critico di Carlo Guccione che ha definito "un grave errore politico aver convocato il Consiglio dopo l'interlocuzione con Roma sul piano di rientro. Il risultato - ha detto - è quello di aver prodotto i danni attuali. E poi - ha detto ancora Guccione - nessuno si faccia illusioni sulla fine del commissariamento che durerà fino al 2018. Dobbiamo solo capirese se questa giunta ha l'autorevolezza per ottenere dal governo nazionale per cambiare le regole d'ingaggio del piano di rientro".
Guccione ha chiesto, inoltre, l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla sanità. Proposta che ha trovato subito il sostegno anche di Flora Sculco che ha rivendicato il ruolo sovrano del Consiglio nella discussione e per la programmazione del servizio sanitario regionale, puntando l'indiche anche contro "precise responsabilità politiche".


Flora e Carlo, insomma, si sono confermati fra i più strenui oppositori interni (anche esterni?) all'azione di Mario Oliverio e del Pd.
In conclusione del dibattito il capogruppo dei democrat Sebi Romeo ha provato a riportare a sintesi le varie posizioni e "spersonalizzare" la disputa: "Noi riteniamo che l'Ufficio del Commissario abbia fallito in tutti e sette anni di gestione. Sono i dati a dirlo. E poi i commissariamenti hanno senso se sono eccezionali e durano per un periodo limitato. Va segnata discontinuità con le gestioni commissariali e subito dopo convocare gli Stati generali della sanità".


Conclusioni, ovviamente, affidate a Mario Oliverio che ha ribadito "la necessità di superare il commissariamento di Scura e Urbani o di Urbani e Scura" ha tuonato rivolto a Esposito di Ncd "dobbiamo spogliarci delle appartenenze per tutelare al meglio il diritto alla salute dei calabresi. Non può esserci dialogo con chi non interpella le Istituzioni neanche prima dell'approvazione del decreto di riordino della rete ospedaliera. Il Consiglio regionale di oggi deve segnare l'avvio di un percorso nuovo".


Alla fine di un dibattito durato quasi sei ore l'Aula approva a maggioranza il documento che chiede la revoca dei decreti e il superamento del commissariamento, illustrato all'Aula da Sebi Romeo, con tanto di sorpresa. Ncd si astiene e non vota con il centrosinistra, il gruppo misto (Orsomarso e Tallini) vota contro così come la Cdl, mentre Forza Italia (almeno i consiglieri Salerno e Morrone) votano a favore. Compatto il centrosinistra, anche se Guccione al momento del voto non era in Aula.

 

Riccardo Tripepi