«Ci sono sia le risorse che le condizioni affinché il prossimo presidente possa gestire le politiche sanitarie in maniera ordinaria». Lo ha dichiarato il sottosegretario per il Sud e la Coesione territoriale, Dalila Nesci, attribuendo ancor più concretezza ad una ipotesi che da tempo ormai circola negli ambienti sanitari. Il cambio di registro potrebbe avvenire già immediatamente dopo le elezioni regionali e, quindi, con un presidente e una giunta nel pieno delle sue funzioni chiudendo definitivamente con la stagione del commissariamento durata in Calabria oltre dieci anni.

Il commissariamento infinito

Una gestione che ha dimostrato nel corso degli anni tutti i suoi limiti e cristallizzati non da ultimo anche nella recente sentenza della Consulta che si è espressa sulla legittimità costituzionale del decreto Calabria bis, censurandone alcuni articoli e ammonendo il legislatore sulla necessità di predisporre norme tali da consentire la rapida fuoriuscita da uno stato d'eccezione e - in ragione di ciò limitato nel tempo - qual è appunto l'istituto del commissariamento.  

Oltre dieci anni 

«È conseguenziale che dopo tutti questi anni e di ingenti risorse inviate alla Regione Calabria si concluda il commissariamento» ha chiarito ancora il sottosegretario. Potrebbe dunque essere Guido Longo l'ultimo commissario con il mandato governativo di ripianare il debito della sanità e di puntellare il sistema assistenziale; tuttavia, ancora piagato da enormi buchi in bilancio e da servizi territoriali e ospedalieri fortemente disarticolati.

Gli scenari

Sono al momento due gli scenari che si prospettano all'orizzonte in caso di un ritorno alla gestione ordinaria: la sovrapposizione del presidente di Regione con la figura del commissario che renderebbe certamente meno conflittuale il rapporto tra le due componenti chiamate ad operare sotto lo stesso tetto - la Cittadella - ma la seconda con funzione di controllo della prima. In tal caso, resterebbe ugualmente in vigore il piano di rientro dal deficit sanitario con i medesimi vincoli ma decisamente più calmierati dalla possibilità di giunta e dipartimento di operare in collaborazione verso il medesimo obiettivo. O un ritorno tout court verso una gestione ordinaria senza il vincolo imposto dal piano di rientro, opzione al momento remota se non altro sulla base dell'ingente debito accumulato ma solo in parte contabilizzato.

Il debito monstre

In tal senso, il sottosegretario Dalila Nesci ha assicurato che «gia l'Asp di Reggio Calabria ha avviato il lavoro per la ricognizione del debito. Si partirà da lì e se poi ci sarà bisogno il governo integrerà ulteriori risorse». L'idea sarebbe quella di una gestione a stralcio in cui far confluire l'enorme mole di debito per consentire alla Calabria di ripartire senza zavorre sul groppone: «L'importante è andare a chiudere il commissariamento e il piano di rientro» ha concluso Nesci. In ogni caso la validità del decreto Calabria bis non andrebbe oltre novembre del 2022.