I motivi politici, culturali, storici, di passione sono molto più importanti di quelli giuridici. Così esordisce Sandro Principe nello spiegare i motivi che hanno portato il "Comitato per il no" sorto a Rende a presentare ricorso contro la legge omnibus approvata dal centrodestra in consiglio regionale che ha cambiato le regole del gioco sulla fusione dei comuni. «Certo - ribadisce Principe - questa procedura della Regione che cala dall'alto il processo presenta diversi profili di incostituzionalità a partire dalla norma che ha decapitato il diritto/dovere dei consigli comunali di essere proponenti dei processi di fusione. Noi viviamo una democrazia rappresentativa, i consiglieri comunali sono i rappresentanti del popolo per cui la fusione deve partire necessariamente dal basso».

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Per Principe questo è tanto più vero perché effettuare una fusione significa incidere su una storia, su dei sentimenti, sul cuore dei cittadini. «Sono sconcertato - ha aggiunto - che un partito che si definisce democratico non si renda conto della lesione creata da questa legge». Non basta parlare di democrazia diretta da esercitare attraverso il referendum. Principe continua definendo la omnibus regionale una legge truffa nel momento in cui non considera il peso specifico delle popolazioni. Questo significa che se a Rende e Castrolibero dovesse prevalere il no, ma a Cosenza il sì, avendo quest'ultima un numero di abitanti pari a quello delle altre due città messe insieme, la fusione si farà comunque. Da qui la definizione di Principe di una legge «antistorica e fascistoide».

«Gli esponenti del Sì - dice Principe - continuano a ripetere che la fusione conviene perchè avremo servizi migliori e a costi minori, grazie alle economie di scala. Ma mi chiedo in base a quale progetto, a quale prova dicono questo. Ecco perché ribadisco che non siamo aprioristicamente contro la città unica, ma questa deve avvenire alla fine di un percorso, di un fidanzamento fra le tre città che poi possono convolare a nozze. Per questo noi proponiamo l'unione dei comuni: sperimentiamo i servizi messi in comune, sperimentiamo la programmazione urbanistica, verifichiamo la capacità di incidere sulla qualità dei servizi. A quel punto chiediamo ai cittadini un voto consapevole». C'è poi l'aspetto economico-finanziario. Cosenza ha debiti per 300 milioni, ricorda l'ex Sottosegretario al Lavoro. Questo significa che ogni cittadino avrà un debito pro capite di 3000 euro e che una famiglia di quattro persone avrà debiti per 12mila.
A chi gli rimprovera di aver fatto poco per sperimentare servizi comuni negli ultimi 30 anni, Principe risponde che è con l'avvento di Mario Occhiuto il dialogo fra le due città si è interrotto. «Non è mai uscito dalla cinta muraria di Cosenza, hanno fatto solo una pagliacciata con Manna e il Rettore del tempo con la circolare veloce che era una replica del servizio che fa il Consorzio Autolinee, non è vero che Cosenza, Rende e l'università non sono collegate. Con quale coraggio Mario Occhiuto parla di trasporti, lui che ha fatto fallire la metropolitana leggera?»

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Se a Rende si voterà o meno, Principe dice che lo si farà se questa «strategia annessionistica scellerata si dovesse fermare. Se dovesse prevalere si voterebbe in primavera per la città unica. Io non penso che la città unica partirà il 2027 perché l'emendamento di cui parlano i democratici anti-democratici verrà presentato a babbo morto. ma questo popolo lo vogliamo proprio prendere a pesci in faccia? E' una trappola in cui li incauti esponenti della ex sinistra sono caduti»