In fase di pre consiglio dei ministri i titolari di Interni, Economia e Affari europei avrebbero espresso forti dubbi tecnici sulla fattibilità, mentre la Calabria ha altre urgenze come sottolineato anche da Occhiuto
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Il Ponte sullo Stretto lo aveva promesso 22 anni fa, in diretta televisiva, Silvio Berlusconi. Era questo infatti uno dei punti del famoso contratto con gli italiani siglato appunto il 2011 da Bruno Vespa.
Oggi Berlusconi esulta per l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto che ridà il via all’opera e assicura che «questa volta non ci fermeranno». In realtà di dubbi ve n’è più d’uno, ma soprattutto lo stesso Ponte sembra quasi una messa in scena, un artifizio retorico, utilizzato come arma di distrazione di massa. Si perché nel decreto del CdM si legge che l’opera verrà realizzata “salvo intese”. Cosa voglia dire, per ora non si sa.
Da Palazzo Chigi si limitano a spiegare che devono essere svolti ulteriori accertamenti tecnici, mentre i retroscenisti dicono che in fase di pre consiglio dei Ministri i titolari di Interni, Economia e Affari europei, abbiano espresso forti dubbi tecnici sulla fattibilità dell’opera oltre a riserve su l'intricata situazione giuridica che vede contrapposti lo Stato alla società che vinse l'appalto e che oggi ha messo in piedi un contenzioso da 700 milioni. Gli stessi dubbi che magari nutriva Salvini nel 2016 quando accusava Matteo Renzi di voler realizzare un’opera inutile e costosissima.
La sensazione è che quello del Ponte sia l’ennesimo investimento “fantasma” che spesso viene attribuito al Sud, quattrini stanziati ma mai spesi utili solo alla propaganda politica. Fatto sta che oggi Salvini ha cambiato idea e cavalca l’idea del Ponte. Lo ha fatto nei giorni drammatici di Cutro quando si è presentato con in mano una cartella su cui vi era impresso a caratteri cubitali “Ponte sullo Stretto”, un'ulteriore testimonianza di come le bare accatastate al palazzetto dello sport di Crotone non abbiano indotto nei rappresentanti del Governo un minimo di ripensamento sulle politiche migratorie. Il tentativo di Salvini appunto era piuttosto quello di distrarre l’attenzione dagli inciampi, davvero imbarazzanti, dell’esecutivo su questa tragedia.
Così sempre i retroscenisti dicono che alla fine Giorgia Meloni abbia ceduto a questa apertura verso la realizzazione del Ponte in cambio delle novità fiscali introdotte da Palazzo Chigi che non vanno proprio nella direzione della flat tax che sogna il Carroccio. Non solo ma la Meloni ha barattato il nulla osta al progetto contro il silenzio di Salvini. Mentre in un primo momento si era annunciata una conferenza stampa, alla fine si è deciso per annullarla e a Salvini non sono rimasti che i social per parlare con la sua solita moderazione di “giornata storica per l’Italia”.
È evidente che i rapporti interni alla maggioranza sono sempre più sfilacciati ed infatti dalle parti di Fratelli d’Italia non è che si siano proprio spellati le mani per applaudire l’idea. La Meloni in particolare ha paura di pagar care le spericolate iniziative comunicative di Salvini. Ricordate Cutro? La premier per tutta la conferenza stampa ha messo la mano sul braccio di Salvini come a dire «tranquillo ci penso io», «a questa rispondo io».
Salvini quindi privato della parola non gli resta che attaccarsi ai fatti e non solo sul Ponte. Dicevamo che l’infrastruttura è stata presa a pretesto da tutti per parlare d’altro. È il caso del presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, convocato con il suo collega siciliano Renato Schifani al Mit. L’oggetto era evidentemente il Ponte, ma Occhiuto ne ha approfittato, come rende noto un suo comunicato, per porre altre questioni.
Innanzitutto il Governatore ha evidenziato l’urgenza di realizzare una variante di circa 26 km dell’autostrada A2, nel tratto tra Cosenza e Altilia. L’Anas ha già avviato uno studio preliminare, che prevede lotti funzionali per l’avanzamento dell’opera. Servono dunque stanziamenti da parte del governo nazionale per iniziare i lavori. E nemmeno pochi.
In tutto occorrono 2,6 miliardi di euro: 400 sono già nelle disponibilità di Anas, sarebbero dunque necessari altri 2,2 miliardi - da reperire nell’Accordo di programma con Anas - per poter procedere alla realizzazione dell’opera. Ci saranno? Non si sa.
Ma il vero mistero che Salvini dovrebbe sciogliere è proprio quello della Ss 106 per la quale, come noto, il Governo ha stanziato sì 3 miliardi per la tratta da Sibari a Catanzaro Lido, ma spalmati in quindici anni, con stanziamenti davvero minimi per le prime annualità. Occhiuto da sempre si dice sicuro che i fondi verranno stanziati e quindi si concentra sull’altro tratto, per il completamento della parte Nord della Ss Jonica e per proseguire a Sud, fino a Reggio Calabria. Qui siamo ancora alla progettazione. Ci saranno i soldi necessari? Dove li troverà il Governo? Non lo sappiamo. A leggere la nota di Occhiuto pare che entro il 31 marzo Anas bandirà il segmento della Strada Statale 106 tra Cutro e Catanzaro. Sul resto si vedrà. Vedremo soprattutto se Salvini riuscirà davvero a mantenere le promesse anche se per la Ss 106 non dipende da lui, a meno che il leghista non resti in quel dicastero per i prossimi tre governi, quindici anni appunto.