Partiamo, come sempre, dai dati: la Calabria è l’unica regione in Italia che non ha un provvedimento in vigore che regola il posizionamento delle sale slot, gli orari di apertura e le regolamentazioni di un settore da sempre nell’occhio del ciclone. Inoltre, dopo l’approvazione di qualche giorno fa in Commissione, il Consiglio regionale approverà l’ennesima proroga, addirittura fino al 2025, per una legge che regolamenti questo settore.

Sembra davvero difficile comprendere come una piaga sociale come quella del gioco d’azzardo, delle dipendenze dalle slot machine, possa non essere regolamentata in una regione fragile come quella calabrese. Eppure, secondo i consiglieri regionali proponenti, la norma può ancora aspettare prima di entrare in vigore.

Slot machine, la legge inserita nel provvedimento contro la ‘ndrangheta

La legge, di per sé, ha avuto una vita abbastanza travagliata: innanzitutto, non vi è un provvedimento di legge specifico che regolamenti il mondo delle slot machine e delle sale gioco: addirittura, nel 2018, questa norma venne inserita all’interno del progetto di legge contro la ‘ndrangheta. È la legge regionale del 26 aprile del 2018, dal titolo "Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e della trasparenza". All’interno c’è un po’ di tutto, dal cyberbullismo ai protocolli anti ‘ndrangheta, dai rating di legalità alle norme di contrasto alle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni.

L’articolo 16 è quello dedicato alla lotta contro il gioco d’azzardo e l’usura connessa al gioco patologico: la norma prevede un limite massimo di otto ore di apertura giornaliera (e comunque non oltre le ore 22), il divieto di vicinanza con luoghi di culto, scuole, ospedali, banche e strutture ricettive e la promozione di politiche in ottica “no slot”. Le sale gioco esistenti, secondo la prima stesura, avevano 12 mesi per adeguarsi, divenuti poi 48.

Oggi, però, l’ennesima proroga: la fine dei 48 mesi si avvicina e nel Consiglio Regionale si approverà l’ennesimo rinvio, questa volta fino al 2025. Un intervallo davvero troppo lungo.

Gioco d’azzardo in Calabria, un mercato da due miliardi di euro

Solo quattro giorni fa, in Calabria si celebrava il “NO SLOT Day”, istituito dalla stessa Regione (a proposito, qualcuno si è ricordato di questa ricorrenza?) in una regione che muove un flusso di mercato enorme. Secondo il report dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nella sola Calabria nel 2019 si è movimentato un flusso di denaro vicino ai due miliardi per il gioco d’azzardo legale, con un aumento vertiginoso del gioco online nei mesi della pandemia e un incremento della ludopatia tra le donne. Le associazioni, con una nota, hanno chiesto al Governo regionale di non approvare questo rinvio e di ritirare.

Basti pensare che in Piemonte, nei primi anni di attuazione di questo provvedimento, il gioco d’azzardo legale è diminuito del 16,5%: in Calabria invece il provvedimento non è mai partito e le associazioni adesso hanno terminato la pazienza. Non bastano gli accessi in aumento al SerD, il servizio per le dipendenze che da qualche anno cura anche le ludopatie, per convincere la politica a prendere provvedimenti verso un settore che tra l’altro è terreno fertile per le associazioni criminali. Basti pensare a Gioacchino Campolo, chiamato “il re dei videopoker” ed al quale lo Stato ha confiscato 330 milioni di euro e 260 immobili, o alle inchieste che hanno collegato il mondo delle scommesse online e la ‘ndrangheta attraverso specifiche società create a Malta.

Eppure, nonostante queste infiltrazioni, l’inserimento della norma nella regolamentazione anti’ndrangheta e l’aumento delle ludopatie, per ora si dovrà attendere a meno di improbabili scossoni che arriveranno in Consiglio Regionale. Altri due anni, fino all’ultimo tintinnio della monetina, fino all’ultimo tasto premuto, senza tener conto degli abissi delle dipendenze dai quali centinaia di calabresi non riescono a risollevarsi.