«Una lettera surreale quella che il commissario calabrese della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno, ha inviato nei giorni scorsi ai referenti provinciali del partito ai quali è stato vietato di parlare con la stampa». Lo afferma il direttivo dell’Unci, l’Unione Cronisti, della Calabria, che stigmatizza l’atteggiamento di Saccomanno, il quale paradossalmente, «oltre ad essere avvocato ed ex sindaco di Rosarno, è iscritto nell’elenco dei giornalisti pubblicisti della Calabria».

Il vademecum della Lega in Calabria

La lettera è una sorta di vademecum in cui Saccomanno spiega quali siano i comportamenti che, suo avviso, deve tenere il perfetto leghista nella nostra regione. A partire dalle «condotte assolutamente vietate”, come quella di “comunicare ai giornali e ad i media eventuali insofferenze o altre notizie che possano nuocere al partito».
L’attacco alla stampa, inoltre, fa il paio con altre direttive dal sapore autoritario. Come il divieto di «commentare negativamente – si legge nella lettera del commissario – azioni o provvedimenti assunti dagli organi del partito o da rappresentanti dello stesso nelle istituzioni».

L'attacco dell'Unci

Per il direttivo dell’Unci, quelle scritte da Saccomanno «sono parole che mettono in discussione il ruolo dei giornalisti in una regione in cui è sempre più difficile raccontare i fatti e informare in maniera corretta i lettori». «Sembra di essere tornati – commentano il presidente Michele Albanese e gli altri giornalisti del direttivo dell’Unci Calabria – ai tempi della propaganda di regime».

«Premesso che gli iscritti alla Lega sono liberi di farsi imbavagliare dal proprio commissario regionale e, addirittura, di delegare a quest’ultimo il loro diritto di espressione e di parola, – prosegue il direttivo dell’Unci Calabria – i giornalisti questo non lo consentiranno per il rispetto che si deve al nostro lavoro e ai nostri lettori. Se la Lega ha dimenticato il contenuto dell’articolo 21 della Costituzione, noi lo abbiamo impresso nella nostra mente». «Perciò invitiamo il commissario Saccomanno – concludono Albanese e i colleghi dell’Unci – a dare una spiegazione della sua sortita e a ritirare quella parte della lettera che ha inviato nei giorni scorsi ai referenti provinciali del partito nella quale, al punto 3, viene negato agli iscritti o ai dirigenti della Lega di dialogare con i giornalisti. Se poi intende perseguire su questa linea, Saccomanno è libero di farlo, così come di valutare il senso della sua presenza nell’albo dei giornalisti della Calabria».

Il diktat di Grillo alle Tv

È singolare che nella stessa giornata di oggi, anche il fondatore del Movimento Beppe Grillo, dal suo blog, aveva dettato le regole ai giornalisti su come condotte le trasmissioni tv quando in studio sono presenti rappresentanti del Movimento 5 stelle. «D’ora in poi - scrive - per rispetto dell’informazione e dei cittadini che seguono da casa, chiediamo che i nostri portavoce, ospiti in trasmissioni televisive, siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzioni di sorta per il tempo che il conduttore vorrà loro concedere, e con uguali regole per il diritto di replica, che dovrà sempre essere accordato. Chiediamo, inoltre, che i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate, affinché l’attenzione possa giustamente focalizzarsi sui concetti da loro espressi. Poche regole, di buon senso oltre che di buona educazione, che se osservate consentiranno ai portavoce del M5S di presenziare a trasmissioni televisive con la giusta considerazione e il dovuto rispetto nei confronti dei telespettatori», ha concluso Grillo.

«Il cittadino - aggiunge Grillo - ha diritto di essere informato sui contenuti. Non è più tollerabile che il dibattito sui temi che interessano ai cittadini venga svilito da una sorta di competizione al ribasso dove vince chi urla più forte. Non è più accettabile che le immagini dei servizi e degli ospiti in studio vengano svilite con inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate. Non è più ammissibile che l’ospite in trasmissioni televisive (rappresentante politico, esperto, opinionista, ecc) venga continuamente interrotto quando da altri ospiti, quando dal conduttore, quando dalla pubblicità, che determina il livello del programma fomentando la litigiosità ed immolando il rispetto della persona sull’altare dell’audience». Così Beppe Grillo sul suo blog chiede una nuova etica, «un diverso approccio, etico e riguardoso della persona e della sua immagine anche negli spazi televisivi dedicati alla politica ed ai suoi approfondimenti. Questo modo di fare televisione non serve a informare, ma a propinare le posizioni degli editori o dei conduttori di turno e queste non interessano ai cittadini».