Dopo il tam tam mediatico attorno all’assunzione della compagna di Pasqualino Ruberto all’interno della fondazione Calabria Etica, e i dati diffusi dalle colonne del sito del Corriere della Calabria, l’ex presidente dell’ente chiarisce alcuni aspetti della vicenda. A partire dal compenso di Bianca Vitalone, dato come uno dei più alti tra i dipendenti della fondazione, ma che, precisa Ruberto, sarebbe di tre mila euro al lordo e non al netto. Allo stesso tempo l’esponente del Nuovo Centro Destra chiarisce che quella della compagna non rientra nelle ultime assunzioni fatte dalla fondazione, ma che sarebbe  precedente alla nascita del sodalizio sentimentale con lui.


Allo stesso modo Ruberto spiega che il compenso della compagna era pari a quello di altri lavoratori che svolgono attività simili. Bianca Vitalone, lo ricordiamo, era capo progetto del piano di comunicazione istituzionale.


«Io penso che la dignità umana e professionale di una donna non dovrebbe essere subalterna a quella dell'uomo – afferma Ruberto - comunque sarebbe stata dovuta ‘interruzione se ci fosse stato un rapporto sentimentale giuridicamente sancito e/o con convivenza,  che invece ad oggi non c’è».


«Mi dispiace che lo sciacallaggio mediatico debba interrompere una esperienza professionale e umana cui si ci è dedicati con amore, passione e grande professionalità. Ma una grande donna è una grande donna – continua il politico - mi dispiace da morire il dover pagare in maniera così grave il prezzo di un sentimento su cui si costruisce un attacco politico».


E dal web Bianca Vitalone sta raccogliendo conforto e solidarietà. «E’ una colpa essere la compagna di un uomo pubblico? – si legge su facebook - si può essere discriminati perché si ama?Una donna è stata costretta a scegliere tra l' amore ed il lavoro».


Mentre il comitato Labor Donne afferma:« Riteniamo che sia lesivo della dignità di ogni donna il pensiero che un legame affettivo possa interrompere o bloccare un percorso professionale. Esprimiamo sconcerto e sdegno per gli attacchi subiti dalla nostra componente, creando alla stessa anche un danno alla sua immagine e professionalità, coinvolgendo ingiustamente la propria sfera affettiva e familiare».

di Tiziana Bagnato