È materia che scotta quella relativa al terzo mandato dei sindaci. Non si tratta solo di ingegneria istituzionale ma la questione rischia di essere pietra d’inciampo politico nei già fragili rapporti di coalizione.

Difatti la Meloni è molto tiepida su questa ipotesi. Anche i vertici di Fratelli d’Italia provano a sfuggire l’argomento, rifugiandosi nelle dichiarazioni rilasciate dalla premier durante la rituale conferenza stampa di fine anno. «Sul terzo mandato ravviso pro e contro, sono laica su questa materia. Sul metodo però, penso sarebbe corretto che una eventuale iniziativa venga presa dal Parlamento. Se il Parlamento intende prendere una iniziativa ne parlerò con il mio partito di riferimento. Non sarebbe una buona iniziativa se presa dal governo», ha detto la leader di FdI. Non proprio un’apertura entusiasta all’ipotesi.

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Perché garantire ai sindaci il “triplete” potrebbe aprire un varco alle richieste della Lega che vuole la riconferma per i presidenti di giunta regionale uscenti, che poi è il vero tema di scontro. Sul piatto il Carroccio mette anche il premierato tanto caro alla Meloni che non impone alcun limite alle candidature del Presidente del Consiglio. Perché allora sindaci e premier sì e Governatori no? Il perché lo si coglie guardando i dati elettorali e in particolare la crescita prodigiosa che ha avuto Fdi passata dall’1,96% delle Politiche del 2013 al quasi 30% di oggi. È chiaro che molti equilibri sono mutati e nella composizione delle candidature non si può usare lo stesso schema del passato da cui FdI emerge sottorappresentata. Così la Lega, partito che ancora ha un suo radicamento nei Comuni del Nord, sa che eventuali cambi di candidati rischiano di spalancare le porte ai meloniani.

Naturalmente questo ragionamento vale soprattutto per le grandi città e, come dicevamo, le Regioni. Nel 2024 si voterà in cinque. In Piemonte e Basilicata c’è Forza Italia che vuole la riconferma per Alberto Cirio e Vito Bardi. La Lega è in Umbria e Sardegna e chiede un bis per Donatella Tesei e Christian Solinas. A Fdi resterebbe solo l'Abruzzo con l’uscente Marco Marsilio. Davvero poco per un partito che domina la scena politica italiana. Infatti FdI si è messa a fare le bizze in Sardegna dove ha deciso di candidare a sorpresa il sindaco di Cagliari, Paolo Trozzu. Nelle ultime ore Salvini sembra voler cedere a questa ipotesi ma chiede in cambio la Basilicata che però Tajani vuole difendere a tutti i costi. Insomma si è innescato un risiko mica male che nessuno sa, ad oggi, come finirà.

Una partita che non interessa al momento la Calabria, non solo perché Roberto Occhiuto è al suo primo mandato, ma anche perché il Governatore ha detto di non essere interessato ad un secondo. «Voglio continuare a fare il presidente della Regione Calabria per altri tre anni, non credo di avere la forza per proseguire anche dopo, però voglio fare bene il presidente della Regione, quindi non sono interessato a candidature alle Europee, non sono interessato ad altro», aveva detto a margine del tradizionale incontro di fine anno con i giornalisti. Naturalmente è un discorso prematuro quello del secondo mandato perché la legislatura è a poco più della metà. Diciamo però che in tanti avevano detto qualcosa di simile, salvo poi ritrattare all’avvicinarsi della scadenza. Va aggiunto, inoltre, che nessuno in Calabria è riuscito nell’impresa di farsi riconfermare presidente della giunta regionale. Non siamo quindi così certi che la cosa non stuzzichi Occhiuto, che notoriamente ama le sfide.

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Dipende molto anche dalla capacità del centrosinistra di riorganizzarsi. Qui entra in gioco la faccenda del terzo mandato dei sindaci delle città sopra i 15mila abitanti.

Per i piccoli comuni, come detto, la riforma sembra essere quasi pronta. Annunciata da tempo dovrebbe trovare spazio nel Decreto Elezioni del Ministro dell’Interno, con un provvedimento che darà il via libera al terzo mandato dei sindaci per i Comuni sotto i 15mila abitanti e l’abolizione di ogni vincolo per quelli al di sotto dei 5mila.

Robetta rispetto alla partita vera che si giocherà fra qualche settimana in Senato. Qui presso la prima commissione è incardinato il disegno di legge che riguarda l’autonomia differenziata, la riforma delle province e quella costituzionale del premierato. Nel testo potrebbe trovare anche spazio l’ipotesi del terzo mandato per i sindaci delle grandi città.

In Calabria in primavera si voterà solo a Vibo dove Maria Limardo ritenterà di conquistare la poltrona di sindaco per la seconda volta. In prospettiva le altre grandi città con sindaci al secondo mandato sono Lamezia Terme, con Paolo Mascaro appena passato a Forza Italia, e Castrovillari, dove il primo cittadino è Giuseppe Lo Polito (Pd).

Ma lo scenario più interessante si aprirebbe soprattutto su Reggio Calabria. Qui Giuseppe Falcomatà, che ha subito una sospensione durata quasi due anni, potrebbe essere interessato al “triplete” da sindaco della città più grande della Calabria. Una circostanza che alcuni maggiorenti del Pd guardano con grande attenzione perché potrebbe risolvere un problema interno ovvero quello della prossima candidatura a Governatore della Regione. I soliti maliziosi dicono infatti che il “tafazzismo” che sta andando in scena a Reggio dipende anche da questo problema.