Seppur a piccoli passi, dopo la pausa agostana, riprende l’attività politica a Palazzo Campanella, dove nella tarda mattinata di oggi è tornata a riunirsi la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Filippo Mancuso che avrà il suo bel da fare per gestire il rientro dalle ferie di partiti e consiglieri. D’altra parte all’ordine del giorno dell’organismo consiliare c’era solo un punto, vale a dire il rinnovo delle Commissioni, per completare il tagliando di metà legislatura, già inaugurato con l’anticipata conferma dell’ufficio di presidenza di Palazzo Campanella.

La prima tegola, se vogliamo, è rappresentata dall’assenza delle opposizioni alla riunione di oggi, evidentemente in aperta polemica con il presidente Mancuso e la maggioranza.

Bevacqua, Tavernise e Lo Schiavo - che hanno anche firmato una nota, da spettatori “interessati”, in merito al botta e risposta tra i due consiglieri di Azione, Francesco De Nisi e Giuseppe Graziano, e i meloniani di Fratelli d’Italia -, con un tacito accordo hanno disertato la seduta che quindi risolve con una fumata grigia il primo confronto sulle Commissioni.  

D’altra parte i partiti, a cui sono state chieste le indicazioni sulle nomine hanno già consegnato le loro scelte, ma qualcosa ha trovato in disaccordo maggioranza e opposizione tanto da dover trasferire il confronto all’interno delle stesse Commissioni. Il presidente Mancuso avrebbe voluto fare tutto secondo manuale rispettando i tecnicismi ed esercitando le sue prerogative.

Ma la vera novità sarà rappresentata da una sorta di forzatura, che però conta dei precedenti, riguardante la Commissione speciale di vigilanza che da prassi la maggioranza lascia ad appannaggio delle opposizioni. Probabilmente non sarà più così visto che voci sempre più insistenti vanno nella direzione di un cambio alla presidenza tra il pentastellato Francesco Afflitto e il forzista Domenico Giannetta.

Il medico della Piana di Gioia Tauro era in credito con il suo partito, Forza Italia, per via di alcune scelte del passato e sacrifici elettorali che lo stesso ha deciso di affrontare per la causa. Ed ecco quindi che per non scontentare nessuno è venuta fuori l’ultima spiaggia: sacrificare la “politicamente corretta” presidenza dell’opposizione.