Il sindaco di Riace travolto da una bufera giudiziaria è stato ospite dell’evento organizzato dall’associazione intitolata all’ex parlamentare Graziella Riga: «Sto pagando ingiustamente per aver provato a riscattare questa terra»
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Responsabilità, gratitudine ma anche amarezza. Così Mimmo Lucano parla di questa fase della sua vita che lo vede sotto indagine, esiliato dalla sua terra ma allo stesso tempo ricercato e amato dalla gente. Lo fa a Lamezia Terme, nel salone della Chiesa San Francesco, dove l’associazione Graziella Riga ha organizzato un incontro moderato dal giornalista Carlo Macrì ed introdotto da Daniela Grandinetti e dalla docente Unical Giovanna De Sensi Sestito. Sala gremita, gente fuori nei corridoi a cercare di ascoltare il sindaco di Riace, diversi gli immigrati presenti, attualmente coinvolti nei progetti Sprar, ma non solo.
Ad aprire l’evento “Preghiera Laica” di Erri De Luca interpretata dall’attore Achille Iera e subito dopo la performance del regista e attore Dario Natale.
Un evento quello che ha visto protagonista Lucano che cade ad un mese esatto dalla ricorrenza della tragedia di San Pietro Lametino e a cui ha voluto rivolgere un pensiero il vice presidente della Fish Antonio Saffioti che, oltre ad omaggiare le tre vittime, ha anche fatto appello ad una maggiore attenzione sul rischio idrogeologico. Saltato l’annunciato sit in di CasaPound che si sarebbe dovuto tenere proprio in concomitanza con l’iniziativa e che è stato poi annullato per il maltempo.
Quasi timido, imbarazzato dalla sfilza di microfoni e telecamere Mimmo Lucano ha spiegato: «A farmi male è tutta questa storia, sto pagando in maniera ingiusta in una terra, tra l’altro, dove ci sono tanti altri problemi. Ma ho imparato a guardare chi sta peggio di me».
E dell’accoglienza, del calore e della gente che riesce a smuovere ammette: «E’ qualcosa di straordinario. Mi muovo da solo, non ho uno staff, non ho segretari, non ho nessuno e mi comporto in maniera istintiva. Come questa sera. Sono qui perché Lamezia per me è il ricordo di un sindaco, Gianni Speranza, riferimento per me. E non è stato lui a chiedermi di essermi qui. Lamezia è piena di problemi tipici di questo territorio e Speranza ci aveva messo l’anima per risolverli. Io da sindaco ho sempre avuto ammirazione per lui».
Della sua esperienza, che non vuole venga chiamata “modello Riace” invece ha detto: «Questa è una terra che alcune volte sembra non avere alternative, che non si possa guardare al futuro con ottimismo, che la nostra unica alternativa sia quella di essere indentificati per cronache giudiziarie. Io ho voluto raccontare una terra capace di altro, qualcosa che potesse riscattarla una volta per tutte».