«Faccio un esempio? Da settembre anche le commissioni per le invalidità civili passano a Vibo. E’ ovvio che una famiglia di Fabrizia, che deve portare un malato a visita, tra utilizzare delle strade che quasi non esistono e che forse verranno chiuse, come quelle vibonesi, e la Trasversale delle Serre, che in quaranta minuti ti porta a Catanzaro, scelgono la seconda…».

Il giovane né con Salerno né con Censore

Alfredo Barillari è un giovanotto di belle speranze. E’ consigliere comunale a Serra San Bruno. E alle ultime elezioni, candidatosi alla carica di sindaco con una lista il cui nome è un manifesto, “LiberaMente”, per poco non giocava un brutto scherzo alla politica locale. Lì, a Serra San Bruno, scompagina un sistema che finora s’è cristallizzato su due figure: Nazzareno Salerno, che oggi è agli arresti, e Bruno Censore, che invece sta in Parlamento. Alfredo, invece, sta con se stesso e con quanti sono «stanchi del vecchio regime». Sta con la gente che «della Provincia di Vibo non ne può più». E così Alfredo alimenta le fila di quel movimento che, sulla dorsale delle Serre, mira a riportare diversi centri sotto l’egida della Provincia di Catanzaro. «Se fai un giro per le Serre e chiedi ai cittadini “vuoi tornare con la Provincia di Catanzaro?” non ti diranno “no”, e neppure di daranno un “sì” incerto, stentato, ti diranno “sì” entusiasticamente».

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Un ente locale divorato dalla politica

Prima tappa, Spadola. Un anziano, incuriosito dalla nostra videocamera, sbuca dalla villetta comunale. Con un italiano incerto, e contaminato dalla cadenza del luogo, incalza: «Diteglielo, diteglielo, che le strade fanno schifo, piene di buche, piene di rovi… La Provincia prima se la sono mangiata e adesso non ci sono più i soldi…». Già, se la sono mangiata. In vent’anni la politica ha fatto di tutto: concorsoni grazie ai quali ha sistemato parenti e amici, fiumi di denaro pubblico per consulenze a man bassa utili a soddisfare i clientes di coloro che erano divenuti i padroni dell’ente, spericolate operazioni finanziarie (chi dimentica i celeberrimi “contratti derivati”?) che hanno accompagnato l’istituzione sull’orlo del precipizio prima ancora del riordino targato del Delrio. «Se la sono mangiata…», ripete l’anziano di Spadola. «Vuole tornare con Catanzaro?», chiediamo. «Qui tutti, tutti, vogliono tornare con Catanzaro… La gente, dico… Che i politici…». In realtà sono proprio i politici a guidare il movimento.

«Qui non c’entrano destra o sinistra»

Ovidio Romano, ad esempio, è il sindaco di Simbario, uno dei centri confinanti. E’ uno di quelli che se gli dai del mussoliniano non s’offende. «Lei, diciamo, è uno di destra destra, un ortodosso, mettiamola così…». «Sì, sì – replica rivendicando con orgoglio la sua identità – ma in questo discorso del cambio di Provincia l’appartenenza politica non c’entra. Quello che si è creato è un movimento trasversale, non c’è destra né sinistra. Ci facciamo solo carico della sensibilità dei cittadini che non ne possono più di essere privati di servizi essenziali. Parlo da cittadino. Ma sono anche sindaco. E sono stato anche consigliere provinciale. Così non si può andare avanti».

«Pronti alla disobbedienza civile»

Capofila del movimento è Cosmo Tassone. E’ il sindaco di Brognaturo, uno dei centri calabresi che nel corso dell’ultimo secolo più ha sofferto per lo spopolamento. Ne ha fatti di capolavori la politica, dalle sue parti. Ha costruito perfino una piscina olimpionica, eterna incompiuta tra gli alberi e le montagne, poi riconvertita in impianto sportivo polivalente che resta lì a vegetare. Tassone è uno formato: vecchio socialista, zavettieriano; caduta la Prima Repubblica, berlusconiano e dirigente di primo piano di Forza Italia sul territorio. Frantumatisi gli azzurri, una pausa sabbatica ai margini dell’agone e, quindi, il ritorno in grande stile sulla scena, in veste di sindaco del suo paese. Oggi, più che da socialista, o da liberale, parla da anarchico, forse da grillino: «Siamo pronti alla disobbedienza civile qualora la volontà dei cittadini non verrà tenuta in considerazione. La stragrande maggioranza della gente di questi Comuni non ne può più di essere privata di servizi essenziali». E così ecco prendere piede una petizione. Poi saranno i consigli comunali a deliberare: sì o no al cambio della Provincia? Poi la palla passerà al consiglio regionale, quindi al Parlamento. «E’ una battaglia – chiosa Tassone – che vogliamo portare fino in fondo».