Il passo indietro di Loizzo indispettisce i capigruppo. E mette in luce i contrasti nella coalizione di centrodestra. Nel mirino anche Occhiuto e Mancuso (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Siamo separati in casa». Un consigliere regionale di maggioranza non riesce proprio a trattenere un sorriso al veleno mentre riflette a voce alta sullo stato di salute del centrodestra.
Una coalizione che mostra i segni di logoramento tipici dei finali di legislatura, sebbene sia passato solo un anno dalla vittoria alle Regionali.
La legge della discordia
La legge sul gioco d’azzardo – che dovrebbe essere discussa in Consiglio il 12 dicembre – ha reso ancor più visibili le lacerazioni di un centrodestra già fortemente provato dal caso della “Moltiplica-poltrone”.
Il passo indietro di Loizzo
La norma che allenta i vincoli per le sale da gioco ha scatenato una bufera mediatica contro il centrodestra di governo, accusato da dalla Federazione italiana comunità terapeutiche di voler fare «un bel “regalo” di Natale a tutti quelli che quotidianamente lottano contro una piaga che, anche in Calabria, sta distruggendo migliaia di cittadini con le loro famiglie». Per don Giacomo Panizza, invece, l’affidamento ai sindaci delle modalità di autorizzazione per le sale slot è una «decisione sconsiderata». Bordate anche dalla Conferenza episcopale calabra, che non ha esitato a evidenziare la «pericolosità» della nuova norma.
E, seppur con notevole ritardo rispetto al mondo dell’associazionismo e del volontariato, pure l’opposizione di centrosinistra, per una volta in modo compatto, ha alzato barricate contro la norma. Ma fin qui, in fondo, nulla di così strano.
La Lega si smarca
È invece piuttosto anomalo lo smarcamento di un partito di governo come la Lega. Simona Loizzo, firmataria del testo assieme agli altri capigruppo di maggioranza, ieri ha chiesto a gran voce il ritiro della legge: «Penso che l’intelligenza di un politico sia quella di recepire istanze e critiche del territorio». Una sortita che, oltre a imbarazzare tutti gli altri partiti, ha accresciuto la tensione che, ormai da settimane, tiene prigioniera la maggioranza.
A esasperare ulteriormente il clima, l’affondo di Wanda Ferro, sottosegretaria all’Interno ma anche commissaria regionale di Fratelli d’Italia, convinta della necessità di avviare un «approfondimento», che poi altro non è che un invito/ordine a ritirare il testo. Perché «sul contrasto alla ludopatia non possono esserci passi indietro».
Malgrado Ferro abbia tenuto a specificare che le sue stesse preoccupazioni «sono condivise dai consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, con cui mi sono confrontata», è difficile non ravvisare nel suo intervento una sconfessione del lavoro fatto dai meloniani a Palazzo Campanella.
A dimostrazione che il centrodestra calabrese, oggi, è questo: un ring. Tutti contro tutti, poco importa se a prendere colpi sono anche i colleghi di partito.
La “moltiplica-poltrone”
A rendere quasi permanente lo stato di agitazione è stato l’esito della “moltiplica-poltrone”. I capigruppo, tutti concordi – a eccezione, ancora, di Loizzo – nel voler approvare la legge sul “consigliere supplente”, si sono infine dovuti arrendere alla richiesta del governatore Roberto Occhiuto di “rinviare” la norma per inserirla in una più ampia riforma dello Statuto regionale. In realtà, si è trattato di un ritiro vero e proprio che ha consentito a Occhiuto di presentarsi all’opinione pubblica come uno dei più fieri oppositori della casta politica.
Ed è proprio questo atteggiamento a non essere andato giù ai capigruppo e a una non trascurabile parte della maggioranza. Anche perché alcuni eletti recriminano da tempo per la presunta quanto progressiva marginalizzazione del Consiglio regionale a opera della Giunta Occhiuto. «Siamo trascurabili, ormai serviamo solo per alzare le mani al momento di votare i provvedimenti dell’esecutivo», spiega, forse rassegnato, un big del centrodestra.
La Giunta e i risentimenti
A Occhiuto, però, più che il decisionismo non viene perdonato il fatto di aver affidato il governo della Regione ad assessori mai premiati dal voto dei cittadini. In Giunta, dopo l’addio di Fausto Orsomarso, è infatti rimasto un solo eletto, Gianluca Gallo. Così il mini-rimpasto della scorsa settimana, con l’arrivo degli esterni Emma Staine (Lega) e Giovanni Calabrese (Fdi), non ha fatto altro che inasprire risentimenti già molto forti.
La lotta nei partiti
Poi ci sono i malumori interni ai singoli partiti. E se in Fdi la nomina di Calabrese è stata vissuta come uno smacco collettivo, in Forza Italia sarebbe in corso una sfida sotterranea tra l’asse filo-governativo composto da Gallo e Pierluigi Caputo e quello guidato dal capogruppo Giovanni Arruzzolo.
Le critiche a Mancuso
Nella Lega non va meglio. A Loizzo, ad esempio, non vengono perdonati né il «populismo» né la «volontà di differenziarsi» ostentati sia nel caso della legge sul gioco d’azzardo sia in quello del consigliere supplente.
Critiche anche per Mancuso, che dopo la mancata candidatura in Parlamento sembra essere diventato una sorta di corpo estraneo nel partito verde. Il presidente del Consiglio, al momento, non sarebbe troppo apprezzato nemmeno dai capigruppo. Il motivo? Un certo «appiattimento» sulle posizioni di Occhiuto, a tutto svantaggio dell’assemblea regionale, delle sue prerogative e delle sue determinazioni.
Da vedere, a questo punto, come reagiranno i consiglieri di maggioranza dopo l’ultima uscita di Mancuso, il quale, intervistato dalla Tgr Rai, ha frenato sulla legge sul gioco d’azzardo: «Disponibili a ogni proposta di miglioramento» mettendo al primo posto «gli interessi generali».
Il centrodestra sembra insomma meno compatto che mai. Ma nulla di serio: entro fine mese dovrà essere approvata la manovra finanziaria della Regione e la coalizione, come per magia, tornerà unita. Nessuno vuole andare a casa dopo un solo anno di legislatura.