La nuova commissione del consiglio regionale potrebbe essere dedicata all'agricoltura e non ai fondi europei come si era prospettato all'inizio. Il cambio di funzioni del possibile nuovo organismo è l'unica novità in un contesto sostanzialmente immobile.

Niente accordo, ancora

No, ancora non c'è un accordo. A quasi quattro mesi dal voto del 26 gennaio, e malgrado la fase emergenziale imposta dal Coronavirus imporrebbe maggior sollecitudine, il centrodestra non ha ancora trovato la quadra.

Risultato: il consiglio regionale non può disporre delle sue commissioni, le sette (ma il numero è destinato presto a cambiare) assemblee che sono parte integrante dell'architettura istituzionale del parlamentino calabrese. Che, senza di esse, può funzionare solo a singhiozzo e senza garantire il rispetto delle procedure democratiche previste per la formazione delle leggi.

Effetti concreti sulle leggi

Non è un tema a esclusivo appannaggio degli addetti ai lavori, perché la mancata attivazione delle commissioni, generata da uno stallo politico per certi versi inedito, ha già avuto effetti più che concreti pochi giorni fa, quando l'assemblea ha approvato la nuova manovra finanziaria senza i preventivi pareri ed esami di merito degli organi competenti.

 

Vuol dire che il nuovo bilancio, da cui dipende il funzionamento dell'intera Regione, non è stato analizzato secondo regole e prassi, con tutti i rischi connessi a certe forme di lassismo istituzionale.

Il balletto sulle commissioni

La situazione, tuttavia, potrebbe sbloccarsi presto. Entro questa settimana la maggioranza dovrebbe riunirsi per stabilire una volta per tutte se creare o meno una nuova commissione – decisiva per spegnere buona parte dei focolai del centrodestra – e procedere con la ripartizione tra le varie sigle della coalizione.

 

Di sicuro c'è che, al di là delle bordate dell'opposizione e di una parte dell'opinione pubblica regionale, nessun partito o sigla del centrodestra è pregiudizialmente contrario all'istituzione di una nuova commissione, nonostante l'aumento dei costi – circa mezzo milione di euro all'anno – connessi all'operazione.

 

I problemi, piuttosto, nascono quando si tratta di affidarla, la nuova presidenza. Anche con una poltrona in più, infatti, i conti non tornano mica. La maggioranza, a riforma avvenuta, potrebbe contare su sette commissioni su otto (la Vigilanza spetta all'opposizione), da dividere tra sei partiti/liste (Fi, Lega, Fdi, Udc, Santelli presidente e Casa della libertà).

 

In teoria esisterebbe spazio a sufficienza per tutti, se non fosse che Lega e Fdi avrebbero già chiesto – e, in teoria, ottenuto – due commissioni a testa per compensare la loro scarsa rappresentanza nel governo regionale. Resterebbero, perciò, tre commissioni per quattro forze politiche. Ed è proprio questo il busillis che il centrodestra non riesce a risolvere.

Le ambizioni di Fi

Il consigliere regigno di Fi Domenico Giannetta non sembra disposto a rinunciare alla presidenza della commissione Sanità, posto ambito anche dal catanzarese Baldo Esposito, della Casa della libertà, che ha già dovuto masticare amaro per la mancata elezione alla presidenza del Consiglio. Già risolvere questo rebus non sarà facile, per la governatrice Jole Santelli.

 

Il problema vero, però, è trovare risposte adeguate alle ambizioni di tutti, dal momento che a pretendere un posto al sole sono pure Udc e Sp. A meno che il centrodestra non decida di sbracare, creando ben due nuove commissioni, uno dei gruppi di maggioranza rimarrà necessariamente deluso.

La nuova commissione

Intanto le forze di maggioranza sarebbero arrivate alla conclusione che sottrarre i fondi Ue alle competenze della commissione Bilancio avrebbe più svantaggi che benefici.

Ragion per cui i consiglieri che stanno curando il dossier sono al lavoro per tentare di scorporare un altro asset. Per la gioia del leghista Pietro Molinaro, il favorito per la presidenza dell'eventuale commissione Agricoltura.

bellantoni@lactv.it