La Catanzaro politica affonda, dopo essere rimasta schiacciata sotto il peso degli errori e dall’ingordigia di alcuni personaggi complementare alle eccessive e non realistiche ambizioni di altri. Un mix letale che già lo scorso 4 ottobre, secondo e ultimo giorno di elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, aveva pagato pessimi dividendi. Un bottino molto magro che ha finito con il ripercuotersi nel successivo iter di formazione dell’Esecutivo Occhiuto in cui ha trovato posto il solo Filippo Pietropaolo, esterno ripescato per ferma volontà di Fratelli d’Italia e curiosamente originario di Vibo anche se ormai catanzarese in… tutto e per tutto, a cui si somma l’annuncio dell’assegnazione al suo omonimo Mancuso della prestigiosa presidenza dell’assise di Palazzo Campanella (sebbene dovrà essere l’assemblea a sancirlo in Aula con il voto). E poi? Fine dei giochi. Ma c’è chi dice che sia addirittura andata bene.

Sia come sia, il capoluogo al di là di simpatie e ideali in cui ognuno si riconosce - almeno in senso figurato - guarda con fiducia ai suoi pochissimi rappresentanti, attesi da un compito nient’affatto facile. Soprattutto nel caso di Mancuso che dovrà fare i conti anche con una sorta di maledizione della presidenza sulla scia di quella in passato gravante sui ministri della Giustizia: da Claudio Martelli a Clemente Mastella, ad esempio, costretti a dimettersi perché indagati.

Un sortilegio, chiamiamolo così senza entrare nel merito delle specifiche e differenti situazioni, che nell’Astronave reggina da Franco Talarico in poi (pur coinvolto a fine mandato) ha colpito in successione pure Tonino Scalzo e Mimmo Tallini. Vicende e storie molto diverse le loro, lo si ribadisce, ma che fanno emergere la difficoltà di un ruolo di garanzia e nonostante ciò pieno di responsabilità e insidie. Oltre a quanto fin qui ricordato, sempre relativamente a Mancuso, bisognerà capire quali riflessi avrà la sua investitura nelle future Amministrative dei Tre Colli in cui, a prescindere da quanto si mormora, potrebbe essere il “regista” di un centrodestra forte (ma privo di pedine fondamentali) contrapposto a un centrosinistra altrettanto strutturato. Se non persino qualcosa di più, stavolta.

Sulle intricatissime Comunali però - rispetto a cui, prima di tutto, si intuirà presto se ai nastri di partenza si presenteranno due o tre coalizioni competitive - ci sarà modo di parlare nei prossimi giorni alla luce di un quadro in continuo divenire e nel quale è sbagliato dare le cose per scontate. Quantomeno nella fase attuale. Ma per tornare all’ambito regionale, che tiene come ovvio banco al momento, c’è da fare riferimento alla singolare vicenda delle ineleggibilità (considerate le proporzioni della questione inerente a ben quattro o cinque neoconsiglieri coinvolti). Su cui si è creato un livello massimo di attenzione. Ed è opportuno chiarire come a Catanzaro siano in parecchi ad attendere uno stravolgimento dell’esito delle urne.

Basti pensare che nelle fila di Forza Italia in lizza per subentrare sono Antonello Talerico e in seconda battuta Silvia Parente. I quali vivono e operano sul territorio del capoluogo. Ma non bisogna dimenticarsi di Alessia Bausone che nel Movimento Cinque Stelle attende il vaglio giuridico sulla posizione di Francesco Afflitto. Uno dei tanti dirigenti medici oggetto di ricorso da parte dei competitor per l’ormai noto presunto mancato rispetto della legge che impone la loro messa in aspettativa dall’atto della presentazione delle liste.