L’assessore ai lavori pubblici del Comune di Reggio Giovanni Muraca, espressione del sindaco Falcomatà, è a processo per l’affaire Miramare. L'imbarazzo della candidata presidente
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Sta montando la polemica attorno alla candidatura nelle fila del Pd di Giovanni Muraca, l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria, coinvolto nell’affaire Miramare e in attesa di giudizio, insieme al sindaco Giuseppe Falcomatà - e ai componenti della sua giunta del 2015 – di cui è espressione nella lista del Partito democratico.
La vicenda rischia di creare grossi grattacapi alla coalizione di centrosinistra capitanata da Amalia Bruni, che pure si era data un codice etico rigoroso che vietava la candidatura a chi avesse procedimenti giudiziari in corso.
Candidato del Pd indagato, Bruni: «Difficile da digerire»
Proprio ieri, nel corso della visita reggina del ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Reggio Calabria, Amalia Bruni era apparsa sconcertata rispetto a quanto sottolineato dai mass media nelle ultime ore.
«Questa di Muraca è una cosa che è arrivata ora, ed è difficile da digerire. Procederà la magistratura è evidente». La Bruni, alquanto imbarazzata, ha aggiunto che si tratta di una cosa che non era nota assicurando anche che la situazione sarà attenzionata con grande serietà.
Muraca indagato, Tansi chiede di correre ai ripari
Anche Carlo Tansi, leader di Tesoro Calabria, solitamente attento a queste dinamiche collegate con il codice etico di cui è il fautore e il più acceso sostenitore, sembra cadere dalle nuvole.
«Apprendo dalla stampa, con forte disagio, che nelle liste del PD della Circoscrizione sud, risulta candidato una persona rinviata a giudizio nel processo “Miramare”, sembrerebbe per “abuso d’ufficio”. Considerato che la notizia divulgata dalla stampa locale e ovviamente cavalcata dagli avversari della nostra coalizione progressista, sta creando notevole imbarazzo tra i nostri candidati e sostenitori, chiedo ad Amalia Bruni - che ritengo unica garante della trasparenza delle liste che la sostengono - di valutare, con la necessaria solerzia, se le condizione giudiziaria del candidato rientra nelle condizioni ostative alla candidabilità previste nel Codice Etico, da Lei pubblicato e adottato da tutta la coalizione progressista».
Una bella gatta da pelare insomma. E infatti Tansi chiede a nome di tutta la coalizione alla candidata presidente, nel caso di verifica di incandidabilità, di prendere pubblicamente «le distanze politiche e morali», da una candidatura che finirebbe per danneggiarne non solo l’immagine ma anche il risultato elettorale. Un invito esteso anche al Partito che lo ha candidato a intraprendere le dovute contromisure.
«Se viceversa non risultano, con riferimento al Codice Etico, esservi condizioni ostative alla candidabilità - conclude Tansi -, invitiamo la candidata alla Presidenza della Regione, a utilizzare il diritto di replica e di smentita nelle forme di legge».
Conia (Dema): «Bruni non conta nulla»
In mattinata aveva approfittato dell’imbarazzo della Bruni anche Michele Conia, responsabile di demA Calabria, per rincarare le polemiche tra i due competitors, con un post sulla propria pagina social:
«Non entro nel merito delle questioni, non mi appartiene come cultura politica, ma se una candidata alla Presidenza della Regione dice di avere dei candidati a sua insaputa, è lei stessa che sta dicendo che non conta nulla e che a decidere le cose sono altre persone. Nulla da aggiungere, fanno tutto da soli... Ora Calabria decidi tu».