Vertice di deputati e senatori con il capo politico. L'orientamento è di non replicare il patto che ha fallito in Umbria. Ma Zingaretti continua a tenere il forno aperto
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Mentre il Pd spera, il Movimento stronca. Quel che succede sull'asse giallorosso è schizofrenia pura, con i dem ancora convinti che l'intesa possa essere raggiunta e i pentastellati che confermano il loro secco no alla riedizione calabrese del patto naufragato a Perugia e dintorni.
Al Nazareno, nel pomeriggio (dalle 18.30 alle 19.30), il primo incontro, quello tra il segretario dem Zingaretti e i suoi plenipotenziari in Calabria, Oddati e Graziano. Esito: conferma del no alla ricandidatura di Oliverio e alle primarie, via libera a una candidatura civica «di prestigio» (con «quattro nomi in lizza») e, soprattutto, forno ancora aperto con i 5 stelle, per una coalizione che sia «ampia» ma anche «circoscritta».
I dem accarezzano insomma l'idea di riproporre ancora lo schema umbro, malgrado il fallimento di domenica scorsa.
La seconda riunione
La seconda riunione, però, cambia tutto. Un'ora dopo, alle 20.30, i parlamentari calabresi partecipano a un vertice con il capo politico Di Maio. Quasi tre ore di confronto serrato, a tratti acceso, sostanzialmente discordante.
Alcuni propongono che il Movimento non presenti nemmeno la propria lista alle prossime Regionali. L'ipotesi, alla fine, viene accantonata: il simbolo ci sarà. Tocca poi al caso Nesci: Di Maio chiude i giochi e sbarra la strada definitivamente alla candidatura della deputata.
La riunione prosegue e, con ogni probabilità, si tornano a esaminare i vari nomi in campo, tra cui quello di Pippo Callipo e Ferdinando Laghi. Nessuna decisione definitiva, solo tanta confusione.
Una certezza, comunque, emerge dal marasma: l'embargo nei confronti del Pd. Praticamente tutti i parlamentari avrebbero espresso al capo politico, ancora una volta, il loro giudizio negativo rispetto all'alleanza con il partito di Zingaretti.
L'orientamento generale, in linea con quanto dichiarato da Di Maio all'indomani del voto in Umbria, è di far correre il Movimento in solitaria, magari con altre liste civiche, ma non con il Pd. È la stessa linea già fissata dal ministro degli Esteri con gli altri referenti territoriali dell'Emilia Romagna, nel corso del vertice che ha preceduto quello calabrese. E infatti Di Maio, intercettato fuori dal Senato, conferma l'indirizzo che tutti si aspettavano: «Non c'è nulla da nascondervi, sapete già tutto». Fine dei giochi, dunque.
Eppure da mettere in conto c'è quella convinzione dei vertici del Pd, che quasi ostentano sicurezza rispetto alla risoluzione finale dei loro (solo potenziali) alleati. Il dialogo, tra i pentastellati, non è comunque finito. A breve sono infatti previste altre riunioni per discutere del caso Calabria. «Quello di oggi è stato solo il primo tempo», conferma un deputato. Impossibile dire cosa succederà nel secondo.
bellantoni@lactv.it