La risposta dell'attuale sindaco partenopeo all'articolo di Repubblica in cui veniva accusato di aver usato fondi della città nelle trasferte calabresi per concludere le trattative sulla sua candidatura a presidente
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«Spiace davvero e mi mette tristezza dover leggere che utilizzo fondi del Comune (di Napoli)per impegni che non hanno a che vedere con la mia carica di primo cittadino. Nel caso specifico di quel mio impegno istituzionale e politico non sono costato un solo euro alle casse del Comune, tra l’altro come spesso mi è capitato nel corso dei quasi dieci anni da sindaco. Per quella trasferta nessuna spesa di rappresentanza, nessun albergo e nessun pranzo, non ho chiesto alcun rimborso, ma solo lavoro, lavoro e lavoro».
Così l’attuale sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in risposta all’articolo di Repubblica del 12 febbraio, in cui veniva accusato di essersi recato a Reggio Calabria, per concludere le trattative sulla sua candidatura a governatore della Regione Calabria, con la scorta e l'auto di servizio a spese dell'ente partenopeo.
«Credo che pochi ignorino - afferma l’ex magistrato -che sono sottoposto fin dal 2005, da magistrato prima e da rappresentante delle istituzioni poi, al pesante regime della tutela. Come ben sa questa misura condiziona, per garantire la sicurezza della mia persona, ogni mio spostamento. E questo non certamente per mia scelta, ma per le disposizioni di un apposito Comitato presso la Prefettura e con la predisposizione dei servizi di tutela, organizzati da parte della Questura. La tutela opera 24 ore su 24 e per ogni tipo di impegno, anche personale e familiare».
«Per questo ho trovato offensivo - continua il sindaco di Napoli - il ripetuto riferimento nell’articolo alla mia candidatura in Calabria. E trovo davvero spiacevole che si cerchi di montare un caso sulle spese legittime utilizzate per pagare una stanza e il pranzo a chi è preposto alla tutela della mia incolumità. Che sia un poliziotto municipale, o un appartenente ad altre forze di polizia, non dipende da me, ma dalle istituzioni che deliberano sulla mia sicurezza personale».
«Non auguro a nessuno di trovarsi da sedici anni nella mia condizione di “tutelato” - conclude Luigi de Magistris -, davvero signor direttore, a nessuno…. ma sono limitazioni della mia sfera personale e familiare che riesco ad accettare solo per la totale dedizione alla mia Città e ancor prima per il mio impegno rischiosissimo nella Magistratura».