Prove tecniche di polo civico allargato con il candidato a governatore che ha incontrato i parlamentari ex M5s in un webinar. «Avremo bisogno di tante persone perbene, a prescindere dalle loro idee politiche»
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Prove tecniche di Polo Civico allargato in Calabria con il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, candidato in nome e per conto del popolo arancione a governatore della regione in cui ha lavorato a lungo in Magistratura, che nel tardo pomeriggio di ieri ha incontrato in un webinar la senatrice del Gruppo Misto la quale ha peraltro promosso l'iniziativa.
Il riferimento è alla parlamentare catanzarese, che eletta nelle fila del Movimento Cinque Stelle ha in pratica rotto con i grillini nel momento stesso in cui l'M5s ha scelto di sostenere il Governo Draghi. Un '(ri)posizionamento' subito giudicato dalla Granato alla stregua di un tradimento degli ideali pentastellati tanto da spingerla ad aderire ad Alternativa C'è, costituito da una manciata di altri dissidenti dell'M5S, pur non essendo stata ancora formalmente espulsa dal Movimento al pari dei colleghi 'scissionisti' fra cui va annoverato il deputato Pino Cabras, partecipante alla 'tele-riunione'.
Ad aprire la discussione la stessa senatrice con queste poche battute: «Vogliamo rivolgere un invito a tutti gli attivisti calabresi del nostro ex partito, ormai, affinché rompano con quello che si è trasformato in un pezzo del sistema nel preciso istante in cui ha deciso di appoggiare Draghi. E che dire di Destra e Sinistra, da tempo su binari paralleli in nome di interessi comuni. Meno male, quindi, che adesso l'Alternativa C'è (sorride nell'affermarlo, avendo giocato con il nome del soggetto politico a cui ha aderito, ndr) e siamo noi, naturalmente».
In scia con lei Cabras: «In un Paese dove non c'è più opposizione, a eccezione dell'opportunistica mossa di Fratelli d'Italia, proviamo a essere una minoranza, almeno per ora, organizzata e tenuta insieme da determinati valori. Quelli propri di un uomo come de Magistris. A cui guardiamo con grande favore. Io, oltretutto, lo ricordo a un interessante convegno a Bruxelles nel 2007 in cui fu portatore di idee da valutare con estrema attenzione, insieme a Giulietto Chiesa, Beppe Grillo e Marco Travaglio. Mi soddisfa, quindi, la possibilità di iniziare un percorso comune, sono sicuro foriero di una svolta importante».
Dopo gli interventi e le domande di una serie di rappresentanti della società civile che hanno preso parte all'appuntamento, le attese considerazioni e le risposte - in due tranche - del sindaco partenopeo: «Ritengo la Calabria un laboratorio da cui può nascere un progetto etico-morale, un'insurrezione culturale, prima di ogni cosa, di ampio respiro. Ecco perché, pur essendo certo di un netto successo elettorale, quasi per una forma di cortesia a chi me lo chiede, chiarisco una volta per tutte che non abbandonerò questa meravigliosa terra, per me come noto d'adozione, neppure in caso di sconfitta. Perché, ma non accadrà, se si verificasse ciò bisognerebbe esercitare un fondamentale ruolo di vigilanza nei confronti della maggioranza».
«Ma - ha aggiunto - dal momento che noi, come premesso, vinceremo vi elenco le prime tre cose da fare: la squadra, mettendo le figure giuste nei posti chiave quali su tutti la Sanità; almeno 100 leggi regionali, fra cui la norma sull'acqua pubblica, poiché la Regione è un ente legiferante a differenza del Comune, dove sotto questo punto di vista ho fritto i pesci con la minerale per dirla alla napoletana, e infine rompere il legame con certi ambienti. Mi riferisco a quelli della mafia in giacca e cravatta, la più terribile e subdola. Un comportamento che a me non costerà sacrificio, essendo io pasoliniano e non appartenendo dunque ad alcuno».
Il sindaco è come ovvio molto esplicativo nel far cenno al suo programma di amministrazione del territorio calabro: «Stiamo dando corso a un'operazione di rottura dello status quo. Ma che non spazza via tutto, preferendo invece costruire mentre toglie di mezzo i vecchi grumi di potere. È chiaro che per farlo avremo però bisogno dell'apporto di tante persone perbene, a prescindere dalle loro idee politiche. Io, ad esempio, sono di sinistra, però non sto allestendo un nuovo fronte di centrosinistra. E se dunque ci fosse gente, e c'è, di centrodestra che ci dà una mano nella nostra rivoluzione, essendo onesta, libera, autonoma, coraggiosa, competente, senza prezzo e innamorata della Politica con la P maiuscola e della Calabria, noi la accoglieremo a braccia aperte».
L'ex sostituto procuratore di Catanzaro ha infine spiegato: «Il vero pericolo o di contro la irripetibile risorsa, a seconda dei casi, è il sempre più imminente arrivo dei miliardi di euro messi a disposizione dal Recovery Fund. Su questo fiume di denaro e sulla spesa pubblica in generale va operato un controllo rigidissimo. E si dovrà farlo anche su noi stessi che avremo la responsabilità di guidare la Regione in forza, come premesso, del mandato popolare conferitoci, lo ribadisco, anche e soprattutto per spezzare intrecci perversi tuttavia parecchio consolidati».
«Ma non mancheranno - ha chiosato - trappole e insidie lungo il nostro cammino. Nove anni di magistratura in Calabria mi hanno del resto insegnato tanto sull'argomento. E so alla perfezione come qui si trattano i fautori del vero cambiamento, ritenuti degli eretici che minacciano affari ed equilibri vantaggiosi per taluni gruppi a danno della collettività. Io, però, ho il mio baluardo, la Costituzione, che ci indica come sia compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli. Ogni genere di ostacolo. E io ne prendo spunto per la nostra imminente Rivoluzione».