Nel Pd e dintorni dell'area centrale competizione serratissima per quello che sarà probabilmente l'unico posto utile per sedere a Palazzo Campanella, ecco perché conterà ogni singolo voto
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Se non mancano le fibrillazioni nel centrodestra catanzarese (pur dato in siderale vantaggio) in vista di queste per certi versi laceranti Regionali dell’autunno 2021, tali forse perché inattese in tempi così ravvicinati politicamente parlando dopo l’appuntamento elettorale del 26 gennaio 2020, figurarsi cosa può accadere nella coalizione opposta di cui è alla testa Amalia Bruni.
Una scienziata che, diciamolo francamente non senza una robusta dose di crudezza, delle beghe interne allo schieramento in provincia di Catanzaro sa poco. Anzi, più verosimilmente, nulla. E con ogni probabilità la vicenda neppure le interessa. Solo che, prima e dopo di lei a prescindere da un suo ingresso a Palazzo Campanella, nel capoluogo sarà battaglia con la prof alla stregua di un “corpo estraneo” in un ambito territoriale dove pure i non professionisti della politica (i quali sono da tempo la maggioranza) militanti a vario titolo del Pd considerano tale partito “cosa loro”.
Già, un soggetto in cui - malgrado le sconfitte in serie degli ultimi anni - gattopardescamente tutto è sembrato cambiare affinché non cambiasse niente. Ecco allora che al di là di qualche roboante abbandono volontario, molto spesso per passare dall’altra parte, si è ancora una volta realizzata una sorta di Occupy Pd (alzi la mano chi ricorda l’azione di protesta degli indignados Democrat, critici nei confronti della segreteria Bersani, i quali nel 2013 parevano voler cambiare il modo prima che però fosse il mondo a cambiare loro? E anche alla svelta).
Un’occupazione in piena regola, tuttavia, nella fattispecie. Vale a dire concretizzatasi con la letterale precettazione delle postazioni locali di vertice, e pure di rincalzo, a prescindere dai risultati nelle urne. Che a un certo punto hanno rappresentato un dettaglio. Nulla più. Conseguenza? Il partito si è frammentato, fin quasi ad atomizzarsi, con tanto di correnti e correntine, di natura più personalistica che personale per la verità. Le stesse che ora stanno combattendo una cruenta lotta intestina, al di là dei sorrisi e delle dichiarazioni di prassi, per spuntarla. Sarà guerra aperta, dunque, fra i candidati della lista Democrat da qui a ottobre. Quando, come noto, nei giorni 3 e 4 del mese i loro elettori, veri o presunti che siano, saranno decisivi e faranno in ogni caso la differenza in una competizione serratissima in cui solo il primo classificato Dem nella Circoscrizione Centro avrà la wild card per approdare in Regione.
Immaginate allora con quale spirito concorreranno almeno tre - se non quattro o addirittura cinque - pretendenti Democratici di un certo peso, in diverso modo assai legati al contesto territoriale del capoluogo e dintorni quali l’uscente Francesco Pitaro (esponente se non proprio del Pd, comunque di quell’area di riferimento); il primo cittadino di Soverato Ernesto Alecci; l’ex presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno e lo stimato sindacalista Fabio Guerriero (continuatore di una nobile tradizione di famiglia e in passato capace di racimolare non meno di 5mila voti).
E come reagiranno, ad esempio, quanti tra di loro si renderanno conto di aver perso magari per non aver goduto dell’appoggio del Nuovo Centrosinistra? Realtà unitariamente intesa sulla carta non schierata con nessuno dei nomi fatti, che all’indomani delle elezioni condurrà però le trattative per scegliere il suo futuro aspirante sindaco dei Tre Colli. Siamo insomma sicuri che diranno di sì a un candidato tipo Nicola Fiorita (nel novero dei papabili) secondo i consueti rumors tifoso di Alecci? Può essere, per carità. Ma i dubbi sono tanti.