Da un lato la solidarietà e vicinanza al politico reggino, dall’altra l’affondo degli oppositori: «Chiediamo al centrosinistra un barlume di dignità, faccia un passo indietro»
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Sono numerose le reazioni provenienti dal mondo politico che seguono la condanna in appello del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà. La sentenza ha confermato quella di primo grado ma rideterminato la pena (sospesa) a un anno di reclusione. Il politico 39enne, esponente del Partito democratico, era stato sospeso per effetto della Legge Severino dopo la condanna di primo grado del novembre 2021. Di seguito le reazioni.
Pd Reggio: «Piena fiducia in lui»
«Piena e incondizionata fiducia nell'operato del sindaco Falcomatà e degli altri valenti amministratori sospesi per effetti della Legge Severino. La Città sarà purtroppo privata ancora per qualche mese del proprio sindaco e degli altri amministratori, nel mentre il neo-Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha affermato la necessità di abrogare il reato di abuso d'ufficio dal quale discendono gli effetti della Severino». Così in una nota la Federazione Metropolitana del Partito Democratico di Reggio Calabria. «Non è un caso - prosegue la nota - se in questi anni l'Anci, Associazione nazionale dei Comuni Italiani, abbia richiesto con fermezza una profonda ed ulteriore riforma giuridica sia per ciò che riguarda il reato di abuso di ufficio sia per quanto riguarda gli effetti della Severino. Siamo in presenza di un'anomalia che non danneggia esclusivamente i soggetti destinatari della sentenza, ma l'intera comunità cittadina. A fronte della reale dimensione delle circostanze e del contesto, non accetteremo strumentalizzazioni di sorta finalizzate ad innalzare polveroni politici e ingigantire una vicenda che non può di certo inficiare la correttezza di un'amministrazione che in questi anni si è impegnata in un delicato lavoro di ricostruzione della città. Auspichiamo infine che in esito al percorso legislativo e giudiziario, il sindaco Falcomatà e gli altri amministratori coinvolti nella vicenda tornino al più presto a lavorare per la collettività. Nel frattempo, le Amministrazioni comunale e metropolitana, hanno il dovere di proseguire nel solco del mandato elettorale, secondo le linee programmatiche premiate dalla cittadinanza in sede elettorale».
La Svolta: «La Destra si vergogni»
«Fa davvero tremare le vene ai polsi la lettura delle considerazioni in libertà espresse dai protagonisti della famigerata stagione dello scioglimento per mafia del Comune di Reggio Calabria che si permettono di commentare gli esiti della sospensione del sindaco Falcomatà all'indomani dell'udienza che non ha ancora purtroppo ristabilito la verità sul caso Miramare». Così in una nota i consiglieri del gruppo comunale La Svolta. «Personaggi in cerca d'autore - prosegue la nota - sigle di movimenti riciclati, abbondantemente bocciati dalla storia, oltre che dal dato elettorale, che improvvisamente si gonfiano nel vano tentativo di riabilitarsi agli occhi dell'opinione pubblica ed assurgendo alla qualità di moralizzatori con il patetico, quanto pericoloso, obiettivo di accomunare una presunta irregolarità di carattere amministrativo, come la delibera sul Miramare, che ricordiamo non ha prodotto alcun effetto poiché mai applicata, con uno dei periodi più bui mai vissuto dalla nostra città. Su tutti sarebbe opportuno ricordare oltre lo scioglimento del Comune per contiguità mafiosa, anche il finto attentato dinamitardo a Palazzo San Giorgio, altri gravissimi fatti di cronaca che hanno caratterizzato quel periodo e le circostanze ancora nebulose che riguardano l'enorme buco di bilancio che ancora i reggini stanno pagando».
«A questi signori - continuano i consiglieri - che oggi si permettono di commentare allegramente una circostanza ancora da accertare giudizialmente, ma che non ha prodotto alcun danno nei confronti della comunità, in quanto mai realizzatasi, chiediamo di non guardare la pagliuzza nell'occhio del vicino nel tentativo di nascondere l'enorme trave che trafigge il proprio. Una trave che nell'ultimo decennio ha spazzato via con buona ragione l'intera classe dirigente della destra cittadina, incapace di voltare pagina rispetto a quel passato a tinte fosche e soprattutto di vergognarsi e chiedere scusa per gli enormi danni prodotti alla collettività con la propria nefasta gestione amministrativa».
AmaReggio: «Si torni alle urne»
«Chiediamo al centrosinistra un barlume di dignità che rimarchi quello scatto d'orgoglio del centrodestra municipale di poco meno di due lustri addietro. Chiediamo ad un centrosinistra avvezzo agli imbrogli di ritrovare il prestigio e l’autorevolezza che compete alla politica quale facoltà principe tra i poteri dello Stato. Sarebbe oltremodo opportunista e disonorevole attendere un terzo grado di giudizio, rincorrendo una cronologia di termine di legislatura pur di restare, sulle macerie di questa città, speranzoso di un "qualsivoglia collocazione di comodo" nel proprio partito». Lo scrive Pasquale Morisani per il movimento AmaReggio/Stanza101, chiede il ritorno alle urne dopo la condanna in appello del sindaco Giuseppe falcomatà.
«In una città in cui la Politica è stata mutilata e mortificata da un decennio di ignavia amministrativa, la sentenza di condanna - si legge in una nota - che conferma anche in appello la grave responsabilità della giunta Falcomatà nella vicenda Miramare - riapre il dibattito che già con la vicenda brogli elettorali aveva palesato la illegittima presenza di questa amministrazione nelle sale di Palazzo San Giorgio».
Va però sottolineato, continua il documento, «come la responsabilità politica, per sua stessa definizione e prestigio, non può rimanere recintata nel peso e contrappeso di vicende e pronunce giudiziarie. Può risultare fuorviante l’arzigogolante discutere se una condanna si ponga sotto o sopra un limite temporale che ne determini automatiche conseguenze con caduta di eletti e sindaci. Non può interessare se il reato sia quello di peculato, o interesse in atti pubblici, o turbativa d’asta e così via... non può interessare quanti deceduti o allettati abbiano votato e come si siamo recati alle urne né tantomeno chi come e quando verrà condannato... Il dibattito deve tornare all’aspetto politico! È, infatti, solo in questo contesto - si evidenzia - che si determina con chiarezza inequivocabile il peso di una democrazia sfregiata con i gravissimi brogli elettorali da un’amministrazione pubblica che già nella vicenda Miramare aveva assunto comportamenti rilevanti come se agisse alla stregua di un soggetto privato. Un modus operandi in spregio ad ogni elementare norma di buona amministrazione, reiterato in tanti casi come quello dei murales o della festa di compleanno al Castello aragonese».
Per il movimento, «una città che galleggia sui rifiuti e affoga in annosi problemi, un territorio abbandonato e con decine di opere e cantieri fermi senza un perché, con centinaia di milioni di finanziamenti scomparsi, con un aeroporto ed un porto chiusi al traffico, ma soprattutto un popolo che vive l’incalcolabile sofferenza dell’esodo di migliaia di giovani che emigrano in cerca di futuro. No, non sono i mesi o gli anni impegnati dalla magistratura per fare il suo dovuto e prezioso corso che devono mandarvi a casa, ma è la Politica che, per sua naturale vocazione, ha il compito di aprire in entrata le porte dei prestigiosi palazzi del governo cittadino, parimenti ha l’irrinunciabile onere di chiuderli alle spalle di chi in questi ultimi anni ha presenziato in maniera abusiva! Questa - si legge - è la reale condanna per la reiterata mancanza di responsabilità istituzionale che la sinistra ha esercitato credendo che a Reggio, come si usa dire, 'tutto il mondo è frittole'».
Italia viva: «Legge iniqua»
«Piena fiducia e forte sostegno al sindaco Giuseppe Falcomatà ed alla sua prima squadra di governo, eletti democraticamente e sospesi giudiziariamente». È quanto afferma il gruppo consiliare di Italia viva. «Una pronuncia – affermano – su un reato che, da ogni parte, si vuole abrogare ed ancor più abnorme per gli effetti che comporta sulla comunità cittadina, a causa di una legge iniqua e profondamente sbagliata qual è la Severino».
«Nata per assecondare gli istinti forcaioli della piazza ed oggi contestata persino da quanti, all’epoca, gonfiavano col vento dell’antipolitica le vele della propria proposta politica – continuano i consiglieri di Idv - la norma che porta il nome dell’ex Guardasigilli del governo Monti si conferma un chiaro ed evidente colpo al principio della presunzione di non colpevolezza, oltre che un torto profondo alla volontà popolare».
«Di fronte a processi di questo tipo - aggiungono - bisogna avere un approccio laico, mettendo da parte istinti reconditi e casacche di politiche. La democrazia è oppure non è. Non possono esistere né sfumature né vie di mezzo. Non arretreremo di un passo rispetto alla convinzione che ci spinge a credere nella buona fede e nell’onestà di una classe dirigente che ha assunto l’onore, la forza ed il coraggio di ricostruire da zero un Ente derelitto, al verde e inabissato nelle paludi delle infiltrazioni mafiose».
«La questione va affrontata con coscienza, serietà e rispetto per tutti», proseguono dai banchi di Idv affermando: «Serve alzare il livello del dibattito. Assistere, adesso, all’avanzata dei “purissimi”, di quelli che pensano basti un passaggio in lavanderia per togliere anche lo sporco più ostinato od ai sermoni in carta patinata, non aggiunge nulla alla soluzione di un problema che indebolisce, seriamente, l’azione della pubblica amministrazione ed avalla la sindrome da “paura della firma”».
«Se la città, ma più in generale il Paese – concludono - vuole fare uno scatto in avanti, deve necessariamente porsi la questione, al netto degli odi e delle convenienze di partito. Per questo, mai come ora, bisogna stringersi intorno al sindaco Giuseppe Falcomatà ed a quanti sono stati raggiunti dalla condanna, sposando appieno quella che è un’autentica battaglia di civiltà e giustizia».
Democratici e progressisti: «Effetti della sentenza spropositati»
«Solidarietà e vicinanza al sindaco Giuseppe Falcomatà e a tutti gli amministratori ingiustamente condannati». Lo scrivono, in una nota stampa, i Democratici e progressisti dell’area metropolitana di Reggio Calabria che chiedono al Governo, conseguentemente a quanto anticipato dal Ministro Nordio, di «intervenire immediatamente per eliminare il vulnus dell’abuso d’ufficio e della legge Severino». «Diversamente – sostengono - le amministrazioni rischiano lo stallo completo, così come le sfide di spesa e rinnovamento verrebbero inesorabilmente accantonate».
Riguardo alla condanna in Corte d’appello inflitta a Falcomatà ed alla sua prima giunta, affermano: «Vengono puniti perché, con una deliberazione che non ha sortito alcun effetto, si erano proposti di concedere ad una Onlus, per appena tre mesi, due stanze di un immobile che risultava abbandonato da oltre dieci anni, per realizzare delle mostre d'arte ed attività culturali. Non era, dunque, previsto vantaggio o danno ingiusto per alcuno. Gli effetti di questa sentenza sono davvero incredibili e spropositati».
«La pronuncia – aggiungono – riafferma, invece, tutti i limiti dell’abuso d’ufficio, la sua indeterminatezza e la mancanza di precisione nel definire le condotte punibili. La discrezionalità data ai giudici diventa, dunque, eccessiva e un simile reato può essere agitato come una clava per perseguire l’azione amministrativa. Ogni atto, infatti, implica un’assunzione di responsabilità che, di fronte alla vaghezza della norma, porta amministratori e dirigenti a stare con le mani legate dietro la schiena. Se non si interviene rapidamente, quindi, i sindaci e gli amministratori si troveranno ancor più in difficoltà, giusto per fare un esempio, davanti alla velocità delle scelte che impongono le nuove norme sul Pnrr».
Un appunto, poi, i Democratici e progressisti dell’area metropolitana lo riservano alla Legge Severino: «Va indubbiamente riformata. È eccessivamente repressiva anche rispetto a banali questioni di tipo amministrativo e non tiene in conto il sacrosanto principio della presunzione di non colpevolezza. Tutto ciò è inverosimile e riguarda tutti. La politica non può certo fare spallucce se di mezzo c’è l’equilibrio democratico e costituzionale».
Germanò invoca le dimissioni
«Un altro giudice, un altro Collegio giudicante ha sentenziato: il sindaco Falcomatà e tutta la sua Giunta hanno commesso un abuso e sono stati condannati anche in appello. La loro sospensione dalla carica, quindi, sarà prorogata di un ulteriore anno. La giustizia ha fatto il suo corso, adesso tocca alla politica. Il Consiglio Comunale e quello Metropolitano non hanno più legittimazione politica e devono essere sciolti. Per dimissioni del sindaco sospeso, auspicabili ma non probabili, oppure per dimissioni vere dei Consiglieri Comunali». Lo sostiene in una nota Franco Germanò, già assessore comunale.
«Qui e ora serve un atto politico forte, da parte di chi riveste ruoli istituzionali, per dimostrare che il senso vero del fare politica è solo servizio alla comunità, è solo onore e orgoglio di rappresentare i cittadini. È necessario che tutti i consiglieri del centrodestra si rechino dal segretario comunale e rassegnino le loro dimissioni. Dal Segretario Comunale, così come prevede la legge, perché abbiano valenza giuridica e esplichino gli effetti voluti. Qui e ora servono i Partiti, che hanno una responsabilità enorme nella gestione di questa fase politica che si apre davanti a noi. Devono con chiarezza chiedere ai propri consiglieri il passo indietro che la Città invoca. Devono poi garantirsi la sottoscrizione, da parte dei candidati non eletti, di una dichiarazione di rinuncia al subentro in Consiglio Comunale ai consiglieri dimissionari.
Qui o ora servono serietà e responsabilità. Devono prevalere l’amore per la Città, la coerenza, il rispetto per le Istituzioni e per i cittadini. Serve uno scatto d’orgoglio in alternativa alla conservazione dello status quo.
Solo così potremo sperare di riaprire una pagina nuova per la nostra Reggio, proponendoci come alternativa seria e credibile a una classe dirigente che ha ampiamente dimostrato i propri limiti e il cui unico obiettivo è stato quello di conservare posizioni di potere e di privilegio».