Un'altra occasione di confronto persa malamente e archiviata in tutta fretta tanto dai consiglieri quanto dai membri del comitato. E così la discussione è quasi inesistente
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Nessuno vince, e a perdere sono tutti. Il Consiglio comunale aperto, convocato in seduta straordinaria ieri mattina per la parte dei brogli elettorali s’è rivelato un flop.
Partiamo con la scelta dell’insensato accostamento di due temi all’ordine del giorno: da una parte la vicenda dei brogli elettorali, fatti che, se dovessero essere dimostrati dal punto di vista della giustizia sarebbero mortificanti. Si tratta di fatti che toccano tutta città presa in giro da voti di morti che resuscitano per recarsi al seggio. Una componente politica forte, conseguenze che resterebbero di certo impresse nella storia. A questo tema viene accorpata, nella stessa sede, la vicenda della ristrutturazione di piazza De Nava: argomento che divide e fa discutere e che certamente meritava una sede comunale per essere sviscerato, ma non in accoppiata con un tema politico come quello dei brogli. Insomma sono stati accostati due temi che per rilevanza ed importanza differenti avrebbero meritato singole trattazioni.
Che cosa hanno in Comune allora piazza De Nava e i brogli elettorali? Nulla se non l’urgenza di affrontare due situazioni care alla comunità le cui richieste di discussione sono state ferme da mesi. dalla presidenza del consiglio fanno sapere che è stata l’emergenza sanitaria a causare i ritardi. Eppure era prevedibile che i due ordini del giorno, con tante cose da dire, con tante fazioni contrapposte da ascoltare fossero molto gettonati e, di conseguenza, partecipati. Fatto sta che il consiglio straordinario ha preso una piega del tutto inattesa, proprio per la grande aspettativa che lo accompagnava: nessuna discussione sui brogli e un accordo tra maggioranza e minoranza per rinviare al 2023 i lavori di ristrutturazione della piazza cittadina.
Brogli elettorali, tanto rumore per nulla
Dicevamo un ordine del giorno senza vinti né vincitori quello sui brogli. Partiamo dal comitato promotore “Reggio non si broglia”. Tanta fatica, l’indignazione che segue l’affaire Castorina, la raccolta delle firme in piazza, la convalida, la volontà ferma e ribadita di portare in seno al consiglio una discussione che coinvolgeva membri sospesi dello stesso organo. Si capisce che alla data fatidica le aspettative sono alte davvero, da parte della città soprattutto. una città che si aspettava un confronto, anche acceso. E invece succede l’impensabile. Dopo aver atteso mesi prima della convocazione, il consiglio, orfano pure del sindaco di Falcomatà, fissa la data e il comitato che fa? S’indigna perché non era quello il contesto in cui aveva pensato al consiglio aperto.
L’aula di palazzo San Giorgio non era la sede ideale (benché quella naturale) per discutere. «Tante persone avrebbero voluto partecipare ma non hanno potuto perché oltre un certo numero non si poteva entrare» dicono. E qui il colpo di scena: invece di parlare, di confrontarsi intanto sulle ragioni accolte dei 15 iscritti per intervenire, si decide di abbandonare l’aula in segno di protesta e di dissenso. A raccontare di questo dissenso sono Beniamino Scarfone, Giuseppe Modafferi, Italo Palmara, l’avvocato Francesca Stillitano. Poi tocca ai consiglieri comunali di opposizione portare avanti il compitino, un compitino che pensavano forse di potersi risparmiare ma di cui invece non hanno potuto fare a meno.
Il nulla di fatto, la grande ed inutile perdita di tempo, il flop di oggi tocca tutti. Nessuno escluso. Gli amministratori comunali hanno perso una buona occasione di mostrare, in un dibattito democratico, di sapersi confrontare con un tema spinoso, di restare a testa alta di fronte (nel vero senso del termine) di fronte ad uno degli inciampi di questo secondo tempo dell’amministrazione Falcomatà ora Brunetti. La questione è stata invece liquidata in poche battute dal sindaco facente funzioni che si è limitato a ribadire che non è il consiglio la sede adatta a discutere di brogli elettorali essendoci indagini in corso. Brunetti & Co. possono ringraziare per la via d’uscita facile servita a tavolino, lo scivolo di comodo di un’aula di ospiti che non hanno avuto più niente da dire.
Vogliamo immaginare che i piani del comitato siano altri. Nella nota stampa a poche ora dalla fine del consiglio, Reggio non si broglia giura che non è finita lì. Anche se, ad amor del vero, non è nemmeno cominciata, nella civica assise quantomeno.