Falcomatà porta a casa il bilancio consuntivo, dopo una seduta di Consiglio ad alta tensione ed una vigilia turbata dalle minacce grilline che paventavano un possibile scioglimento del Comune. La maggioranza di centrosinistra regge e con venti voti favorevoli blinda il documento contabile respingendo gli attacchi dell’opposizione che si è arenata davanti alla forza dei numeri e dei suoi soli sei voti contrari.

 

Il consuntivo, dunque, viene approvato al penultimo giorno utile, dopo la missiva del Prefetto che invitava a far presto dopo aver sforato il termine del 30 aprile, e una serie infinita di polemiche.

 

L’ultima quella tirata fuori dalla deputata del Movimento Cinque Stelle Federica Dieni, e cavalcata dalla minoranza di palazzo San Giorgio, relativa alla mancata comunicazione del bilancio consuntivo 20 giorni prima della sua approvazione. Termine che avrebbe reso nulla l’approvazione in Consiglio, anche secondo quanto sostenuto dai consiglieri di minoranza (Pizzimenti, Marcianò, Imbalzano e Ripepi) più volte intervenuti sul tema.

 

Il centrosinistra, compatto, non ha mostrato nessuna crepa e ha affidato al sindaco la replica alle accuse. “La legge parla chiaro – ha spiegato Falcomatà e la messa a disposizione del consuntivo ai consiglieri è assai diversa da una notifica. I consiglieri non dovevano ricevere nulla ma solo avere la possibilità di consultarlo”. Per cui una volta approvato dalla giunta il bilancio sarebbe diventato immediatamente disponibile, tanto che poi è stato discusso anche in Commissione. “Sarebbe stato più utile . ha detto ancora Falcomatà – che eventuali osservazioni fossero venuti fuori in quella sede e non in Consiglio”.

 

Anche se dai banchi dell’opposizione c’è chi giura che la delibera completa non sia mai arrivata neanche in Commissione.

“Invito tutti – ha ammonito il sindaco – a moderare però i toni e a non parlare di commissariamento con questa leggerezza considerata la storia recente della città”.

 

Sia il sindaco che l’assessore al Bilancio Irene Calabrò hanno poi sottolineato la bontà dell’azione amministrativa messa in campo per contenere il buco clamoroso ereditato dalle precedenti gestioni e che sfiorava i 400 milioni di euro. Secondo i dati odierni, riepilogati dall’assessore, ad oggi la situazione sarebbe la seguente: “Il rendiconto 2016 si chiude rispettando il rientro della quota di disavanzo di amministrazione prevista dal piano di riequilibrio finanziario pluriennale stilato dalla Commissione Straordinaria. In particolare, rispetto al 31.12.2015, che aveva attestato un disavanzo di gestione di euro 206.739.794,75, il consuntivo 2016 chiude con un disavanzo di euro 189.127.090,23. Il recupero del disavanzo è stato di 17.612.704,50 a fronte dei 15 milioni previsti”.

 

Per il centrodestra i numeri dimostrerebbero la pochezza di programmazione del centrosinistra che non riesce a migliorare la qualità della vita ai reggini sempre sottoposti ad un’eccessiva pressione fiscale.

 

Giallo Multiservizi. Ad aumentare le tensioni di giornata ci ha pensato poi il drappello di lavoratori ex Multiservizi, rimasti fuori dalla selezione pubblica che ha reclutato i dipendenti per le nuove società in house. L’opposizione ha provato a cavalcare la tigre chiedendo interventi risolutivi per le famiglie messe in ginocchio dalla perdita di lavoro.

Il sindaco e la maggioranza hanno ricordato di aver affidato le procedure ad una società esterna, del Nord Italia, presieduta da un ex prefetto. “Le assunzioni si fanno per concorso pubblico – ha spiegato Falcomatà – anche in questa città e anche se sembra strano”. La durezza della posizione del sindaco ha provocato la vivace reazioni degli ex dipendenti che si sono lamentati dell’eccessiva difficoltà delle prove concorsuali, prima di essere allontanati dalle forze dell’ordine.

 

Un altro esempio delle ferite che la città si porta dietro dal recente passato e che si avrà assai difficoltà a rimarginare fin quando il destino delle persone, dei lavoratori e delle loro famiglie invece di essere priorità da affrontare con i criteri della legalità e della meritocrazia, continuerà ad essere terreno di strumentalizzazione politica e accordi elettorali.

 

Riccardo Tripepi