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Evaporata, svanita, eclissata. La sinistra del Pd calabrese non c’è più, risucchiata dal fascino irresistibile del renzismo. O, più probabilmente, dagli accordi sotto banco che Renzi sta facendo su tutti i territori per fare in modo che il sì vinca al prossimo referendum. Un passaggio fondamentale per il futuro del governo, per la leadership all’interno dei democrat e per la stessa carriera politica del premier.
Fatto sta che ieri a Reggio Calabria, D’Alema che ha sempre fatto il pieno dei big della sinistra, fin dai tempi di Italo Falcomatà, non ha visto nessuno degli esponenti di punta del partito. Neanche gli ex bersanian-cuperliani (a partire dal capogruppo in Consiglio regionale Sebi Romeo) che lo avevano acclamato durante la campagna elettorale a sostegno di Oliverio.
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E seppure D’Alema ha bypassato il problema dicendo che non ci può essere disciplina di partito sulla riforma costituzionale, è chiaro che Oliverio e i suoi hanno deciso di giocare una partita assai rischiosa. All’impegno per il sì hanno fatto seguire una serie di richieste e di tutele. Secondo i ben informati la prima dovrebbe essersi materializzata con la pronuncia della Corte Costituzionale che ha respinto il ricorso della Dc contro la legge elettorale calabrese che avrebbe potuto determinale lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale.
La seconda dovrebbe arrivare con la fine dell’esperienza del Commissari alla Sanità Massimo Scura in Calabria. Il condizionale è d’obbligo perché le trattative, avviate a Roma in un incontro informale avuto tra Scura, Lotti e Gelli, non semplici e richiederanno tempo. E, probabilmente, potrebbero anche slittare a dopo il referendum per fare in modo che l’impegno per il sì in Calabria sia corretto e sincero fino al deposito delle schede nelle urne.
Una situazione che rende assai felice il segretario regionale, renziano della prima ora, Ernesto Magorno che dopo essere stato messo in discussione per ogni giorno del suo mandato fin dall’elezione, adesso si trova tutte le truppe dalla sua parte e spera di centrare la seconda elezione consecutiva alla Camera. Unendo i suoi intenti con quelli di Mario Oliverio che spera di dare la svolta alla sua legislatura, per un asse che nessun poteva immaginarsi fino a qualche mese fa.
Tutto bene dunque? Eh insomma. D’Alema lo ha fatto capire «vediamo cosa scelgono gli italiani» e poi si deciderà insomma. E se dovesse vincere il no il prossimo 4 dicembre gli effetti sul partito calabrese potrebbero essere devastanti. Con il risultato che Oliverio, a questo punto, rischia di restare con il cerino in mano in ogni caso. In caso di vittoria dovrà sperare che Renzi mantenga la parola, cosa che non succede sempre. Se vince il no avrà perso l’occasione di aggregarsi alla componente legata a Cuperlo, D’Alema e Bersani che rapidamente si riprenderebbe il partito.
Riccardo Tripepi