Il sindacalista della Cisl Fp Adolfo Romeo attacca: «Hanno tagliato i buoni pasto senza consultarci per fronteggiare il Coronavirus e ora in piena emergenza vogliono mettere mano alle posizioni organizzative»
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Davvero una brutta pagina di amministrazione quella che si sta scrivendo a palazzo Alvaro in piena emergenza Coronavirus. L’Amministrazione della Città Metropolitana, con una serie di decisioni arbitrarie, si è messa contro i sindacati e la maggior parte dei dipendenti, rischiando di fare una figura barbina davanti all’opinione pubblica.
I buoni pasto tagliati
La miccia viene accesa da una scaramuccia con le sigle sindacali in relazione ai buoni pasto. Il vicesindaco Riccardo Mauro, che ha poi difeso le legittimità del proprio operato a mezzo stampa, ha deciso insieme alla maggioranza di centrosinistra di devolvere le somme per i buoni pasto dei dipendenti della Città Metropolitana per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. La decisione pare in linea con quanto sta avvenendo in gran parte d’Italia, anche perché la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici sta lavorando da casa in smart working. I buoni pasto, dunque, non sarebbe neanche troppo giustificati. La somma che fin qui si sarebbe accumulato andrebbe a sfiorare i 30mila euro.
I sindacati, tuttavia, insorgono. Per un motivo di natura formale. Avrebbero dovuto essere consultati prima di una decisione del genere e non venirne a conoscenza attraverso la stampa. Prassi del genere, seppure giustificati da buoni motivi, non possono essere avallate per non creare pericolosi precedenti a danno dei dipendenti.
Le posizioni organizzative si fanno
Ma il vero problema si nasconde dietro la coltre di fumo alzata dalla polemica sui buoni pasto. Lo dice a chiare lettere il delegato Cisl-Fp per la Città Metropolitana Adolfo Romeo. «Si prende una decisione del genere per i buoni pasto senza neanche consultare i sindacati – spiega Romeo – e si procede nel frattempo ad assegnare le posizioni organizzative per una somma di Euro 270mila?».
Insomma mentre si tagliano i buoni pasto, anche con una procedura urgente e senza neanche sapere quando e come l’emergenza Coronavirus finirà, la Metrocity va avanti nella “pesature” delle posizioni organizzative che costerebbero più di otto volte alle casse metropolitane. Posizioni che da anni non sono state attivate e «per le quali non si è raggiunto alcun accordo sindacale – specifica ancora Adolfo Romeo – Noi avevamo proposto altre soluzione per contenere una spesa che non pare giustificata».
L'attacco di Adolfo Romeo
A prescindere dal merito, però, non può non sottolinearsi come sia alquanto contraddittorio decidere di devolvere all’emergenza Coronavirus gli spiccioli dei buoni pasto per poi spendere una somma imponente per una ventina di posizioni all’interno della Città Metropolitana. «A questo punto – dice ancora Adolfo Romeo – si sarebbe potuta investire la somma di 300mila euro, 270mila delle posizioni organizzative e i 30mila dei buoni pasto, per i più bisognosi o per acquistare materiale sanitario».
È poi mistero fitto su quali dipendenti dovrebbe poi andare a finire questo ulteriore benefit, considerando che l’Amministrazione ha dato mandato ai dirigenti di definire le posizioni saltando, anche in questo caso, il confronto con i sindacati.
«Consideri inoltre – chiude Romeo – che queste posizioni non sono state attivate per anni e attivarle adesso con i dipendenti a casa per lo smart working sembra davvero paradossale».
E, con tutta probabilità, non sarebbe ben capito da quei cittadini che non riescono a mettere insieme i soldi necessari per fare pranzo e cena nella stessa giornata.