Nuova giunta, vecchi problemi per Giuseppe Falcomatà che non è riuscito a raddrizzare una trattativa - quella coi partiti della maggioranza di centrosinistra che lo sostiene - nata all’indomani del suo rientro dalla sospensione a Palazzo San Giorgio. Dopo settantacinque estenuanti giorni di tira e molla, proprio il giorno dell’Epifania Falcomatà ha nominato una giunta prevalentemente tecnica con sei assessori ma senza i rappresentanti del Partito democratico a cui il primo cittadino ha dato un paio di giorni per riempire le tre caselle rimaste vuote nell’esecutivo.

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Un termine che ovviamente non sarà rispettato visto che a stretto giro il Pd con una dura nota ha condannato l’atteggiamento del sindaco, definendolo antidemocratico e individualista, e rimproverandogli «continui ed estenuanti cambi di criteri che non consentono al Partito di svolgere quel ruolo di guida e di indirizzo politico che gli è proprio». Un fatto grave, inedito e seriamente divisivo, conclude il Pd reggino che trova sponda nelle successive reazioni dei Democratici e progressisti, che parlano di strappo profondo e di irrispettosa mancanza di considerazione del voto dei cittadini, ma anche della segreteria nazionale e regionale dei Socialisti che bollano la scelta di Falcomatà come una proposta indecente e di Italia Viva che rimane alla finestra. E proprio oggi pomeriggio andrà in scena la prima interpartitica per capire in che direzione si voglia proseguire, o meno, questa esperienza.

Ma ieri è stata la volta delle opposizioni di centrodestra. Con Forza Italia in testa a tirarsi fuori dal marasma generale annunciando che non saranno certo gli azzurri a fare da stampella al sindaco Falcomatà, nei confronti del quale hanno annunciato una mozione di sfiducia. Sulla stessa lunghezza d’onda la Lega, che ne ha presentata una per proprio conto, considerando una farsa la presentazione della giunta a metà. E infine Fratelli d’Italia che sta facendo i conti per farla votare quella sfiducia. D’altra parte oltre gli annunci c’è da considerare che per poter depositare una mozione di sfiducia serve che la stessa sia sottoscritta da almeno i 2/5 dei componenti del Consiglio, che corrisponde a 13 consiglieri, a cui, dovranno comunque aggiungersi almeno altri quattro voti per approvarla. Invito alla maggioranza di centrosinistra che arriva anche dall’ex assessore della prima giunta Falcomatà ed ex candidata a sindaco Angela Marcianò, per mettere la parola fine – ha scritto in una nota - «a questa lunga gara al massacro».

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La riunione dei capigruppo di centrodestra

Questa mattina i capigruppo del centrodestra si sono riuniti per discutere sulle azioni da intraprendere. «È doveroso mettere al centro il bene della città: serve un punto che sancisca la fine di quest’amministrazione agonizzante, le cui scelte insensate mostrano le ripercussioni sui cittadini e sull’intera città» scrivono in una nota congiunta Demetrio Marino (Fdi), Federico Milia (Fi), Giuseppe De Biasi (Lega), Saverio Anghelone (Noi moderati), Roberto Vizzari (Reggio attiva) e Guido Rulli (Minicuci sindaco)

Unica strada percorribile, secondo i capigruppo, la mozione di sfiducia «spingendo i gruppi di maggioranza Pd, Democratici e Progressisti ed Italia Viva, oltre chiaramente a tutte le altre forze politiche della minoranza, a una presa di coscienza sulla situazione politica. Dobbiamo accelerare i tempi di conclusione di questa consiliatura - concludono -, che non consente più una governabilità alla città».