"Il tempo consuma ogni giorno le nostre certezze e la coscienza non offre un giusto motivo alla morte". Sono alcuni passaggi della poesia del partigiano Aldo Chiantella, che ieri ha offerto la sua testimonianza di protagonista della Resistenza in occasione dell'incontro - dibattito organizzato dal gruppo regionale del Pd e dall'Associazione nazionale partigiani nell’Aula Giuditta Levato di Palazzo Campanella.
“La Resistenza - ha ricordato il presidente del Consiglio Antonio Scalzo - ha aperto la strada alla costruzione della democrazia italiana. Dobbiamo essere grati ai partigiani. Con il loro sacrificio e il loro coraggio ci hanno consentito di vivere un Paese libero e democratico". Scalzo ha poi sottolineato come “la sottovalutazione del contributo del Mezzogiorno nelle lotte partigiane esprima un pregiudizio che va spezzato, in un Paese in cui continua ad esistere una drammatica questione meridionale. Aiutare il Sud a svilupparsi – ha detto ancora – significa garantire all’Italia di riprendere la via della crescita. La liberazione della Calabria oggi non può che passare dalla lotta al vero oppressore di questa regione: la 'ndrangheta”.


Nel corso del convegno dal titolo "Meridionali e Resistenza", moderato dal capo ufficio stampa del Consiglio, Romano Pitaro, il capogruppo regionale del Pd Sebi Romeo ha sottolineato come "il contributo degli uomini del Sud alla lotta di liberazione non fu secondario, ma decisivo. Settemila i partigiani meridionali nel solo Piemonte, di cui mille calabresi spesso con un ruolo non da seconde file ma da avanguardie. A documentarlo - ricorda Romeo - è l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea ‘Giorgio Agosti’ che due anni fa, assieme al Consiglio regionale del Piemonte, su impulso dell’allora vicepresidente Roberto Placido (Pd), ha dato alle stampe un volume importante dal titolo I Meridionali e la Resistenza".
L'incontro-dibattito è servito a fare ulteriore chiarezza su un tratto della nostra storia, "che in passato - ha stigmatizzato Romeo - è stato vergognosamente soggetto ad una pericolosa revisione. Da qui - rilancia il capogruppo Pd - la necessità di far tornare questo tema al centro della discussione storica e politica, ma anche delle scuole e dell'educazione civica"
Nel racconto di Anna Condò, staffetta partigiana, in collegamento telefonico, e di Aldo Chiantella, il ricordo di un periodo drammatico. I lunghi mesi trascorsi sui monti, tra turni di guardia, pattugliamenti, staffette tra chi aveva il compito del collegamento tra il comando di zona e le formazioni che operavano nelle vallate. E poi, la memoria corre veloce ai feroci rastrellamenti dell’inverno ’44-45, forse il periodo più tragico della storia della liberazione.


Ma ecco che iniziative come quella dal titolo "Meridionali e Resistenza" servono a fugare ogni dubbio. "La lotta di liberazione - ha detto il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà - non è stata appannaggio degli uomini e delle donne del Nord. L'Italia che conosciamo oggi - ha aggiunto - è figlia di quelle battaglie. È grazie a quelle lotte che conosciamo parole come democrazia e libertà. Ma non pensiamo mai che queste siano conquiste definitive”.

 

Di grande interesse la relazione del presidente dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, Pantaleone Sergi ,che ha parlato di "un importante risveglio di attenzione. Il Paese si riappropria così della memoria, di quello che è stato un vero secondo Risorgimento perchè ha significato la conquista della libertà e della democrazia. Fare la scelta del partigiano non era semplice, soprattutto per un meridionale. Per un emiliano che aveva visto morire uno dei propri cari per mano nazifascista era fisiologico divenire partigiano ma per un meridionale a 1400 km di distanza era una scelta più matura. Dopo l'8 settembre, era più facile e comodo scegliere la via della fuga. Chi decise di restare lo fece per una scelta motivata di libertà".

 

Secondo Cesare Marini, direttore della rivista Nuove lettere meridionali, "per anni vi fu il disconoscimento della partecipazione meridionale alla lotta di liberazione, quasi fosse solo appannaggio delle regioni del nord. In realtà al Nord si combatteva, mente al Sud si sperimentava. Il Sud fu il grande laboratorio politico e ricordiamo anche il movimento contadino nato nelle campagne che ha consentito di costruire la democrazia e che è continuato fino agli anni '50. Quando nasce la Resistenza? È quella successiva al 25 luglio del '43? In realtà, precede quella data perché vi fu, ed anche in Calabria, una resistenza alla nascita del fascismo. Non bisogna dimenticare gli errori della sinistra in quel periodo storico". "Quelle lotte per la liberta e per la democrazia restituirono la dignità agli italiani" - ha affermato Sandro Vitale, presidente Anpi Reggio Calabria". "Senza l'apporto dei partigiani meridionali, la liberazione sarebbe stata un 'altra cosa. Un processo che vide il Paese tutto unito da nord a sud. E ne e' dimostrazione che i partigiani meridionali vengano ricordati oggi al Nord". In apertura dell’incontro, Sebi Romeo ha chiesto un minuto di silenzio per ricordare Quirino Ledda, già vicepresidente del Consiglio e dirigente comunista ma anche segretario della Federbraccianti, “l’associazione cui aderiva la contadina di Calabriacata Giuditta levato”.