Si concluderanno in serata le operazioni di verifica sulle 32 liste presentate per il rinnovo dell’Amministrazione comunale di Reggio Calabria. La Commissione elettorale, riunita a palazzo San Giorgio, farà gli straordinari per procedere nei tempi più rapidi possibili alla validazione delle operazioni.

L'esercito dei candidati

Se tutto dovesse essere confermato, dopo i ritiri degli ultimi giorni (Andrea Cuzzocrea e Nino Liotta), saranno 9 i candidati sindaco a sfidarsi. L’uscente Giuseppe Falcomatà con 12 liste proverà ad essere rieletto alla guida dello schieramento del centrosinistra, mentre il sindaco del Ponte Antonino Minicuci, l’uomo che Matteo Salvini ha voluto alla guida del centrodestra risponde con 11.

Distanziati, almeno nel numero delle liste e di candidati a disposizione Angela Marcianò, ex assessore ai Lavori Pubblici  di Falcomatà e a lungo in trattative con il centrodestra, si presenterà con 4 liste (tre civiche e la Fiamma Tricolore); due liste per Saverio Pazzano, sostenuto da Luigi De Magistris, mentre da una sola lista saranno sostenuti il grillino Fabio Foti, il massmediologo Klaus Davi, Pino Siclari per il Partito Comunista dei lavoratori, Fabio Putortì per Miti Unione del Sud e Maria Laura Tortorella con il Patto Civico.

Un vero e proprio tripudio di candidature. Insieme ai nove candidati sindaco si devono conteggiare gli aspiranti consiglieri comunali che sfiorano le 900 unità. Numeri incomprensibili per una Città delle dimensioni di  Reggio Calabria e che, in parte, sono figli della possibilità di esprimere la doppia preferenza di genere. Gli ultimi giorni prima della chiusura delle liste sono state caratterizzate da una vera e propria caccia alla quota rosa presto finita nel mettere dentro le liste candidate semi sconosciute pur di arrivare ai numeri necessari. L’elettore, che potrà esercitare il voto disgiunto e quindi votare un consigliere di uno schieramento e il candidato sindaco di un altro, potrà esprimere il voto per una donna e per un uomo sempre dello stesso partito. Ed il lavoro ai ticket sta già impegnando i partiti.

La conclusione più probabile di una consultazione elettorale così confusa e ricca di candidature non pare poter essere diversa da un ballottaggio. Manca un vero e proprio leader in grado di “ammazzare” la competizione al primo turno.

Tutti gli uomini che hanno tradito Falcomatà

Falcomatà esce malconcio da sei anni di amministrazione che non hanno sanato i buchi di bilancio, ma li hanno aggravati e con una Città al minimo di servizi e qualità della vita. Politicamente ha poi dovuto fare i conti con una serie di abbandoni dolorosi che ne hanno indebolito la forza. Ultimo quello del suo delfino, il vicesindaco Riccardo Mauro che non si è ricandidato salutando tutti su facebook e senza provocare nessun commento del primo cittadino. Diversi poi lo hanno “tradito” e saranno adesso candidati con il centrodestra. L’ultimo della serie l’assessore Saverio Anghelone che sarà nella lista Cambiamo con Toti, organizzata dall’ex consigliere regionale Pasquale Tripodi, a sostegno di Minicuci. Emiliano Imbalzano è candidato con la Lega, mentre Antonino Mileto ha scelto una civica di destra per mollare il suo ex sindaco. Discorso a parte merita Demetrio Marino che dopo essere stato eletto con Forza Italia alle comunali precedenti era poi passato in maggioranza con Giuseppe Falcomatà diventando assessore metropolitano. Marino aveva già mollato alle regionali candidandosi con Fdi, partito con il quale adesso proverà la corsa verso palazzo San Giorgio. Le sei civiche messe insieme dal sindaco, poi, sembrano più contenitori per rieleggere alcuni dei suoi (Armando Neri e Giovanni Muraca su tutti) che liste realmente competitive. Forte la lista di Pd che ha trovato conferma degli uscenti e l’ingresso di Giuseppe Sera in quota Mimmetto Battaglia. Su Articolo Uno sempre la longa manus di Nino De Gaetano già ringalluzzito per l’ingresso in Consiglio regionale di Antonio Billari dopo le dimissioni di Pippo Callipo.

Centrodestra autolesionista

Se Sparta piange Atene non ride. L’occasione per il centrodestra era ghiotta. Con l’effetto trascinamento delle regionali e la città sull’orlo della rivolta sociale e con la spazzatura come tratto caratterizzante il suo arredo urbano, si prospettava una vittoria a mani basse. Le divisioni interne e l’epico (comico?) scontro andato in scena tra la Lega e la Fi di Francesco Cannizzaro ha portato la coalizione a scegliere Minicuci praticamente a ridosso della chiusura delle liste e riducendo al minimo gli spazi della campagna elettorale. La prossima elezione, dunque, potrebbe rivelarsi una sorta di regolamento di conti interno più che una corsa per vincere. Alla fine, dopo aver sbagliato completamente strategia, Francesco Cannizzaro ha scelto l’unica opzione possibile: sanare la frattura e completare le liste. La sua mano è fondamentale in Fi dove sosterrà Federico Milia, figlio di Saveria Cusumano e nipote di Giovanna Cusumano. Il suo contributo è stato poi fondamentale per completare le liste delle civiche affidate a Giovanni Morisani e Pietro Sergi.

Reggio Futura non sarà della partita. Gli ex scopellitiani hanno piazzato due uomini dentro la lista di Fdi Antonella Postorino e Saverio Laganà. Indispensabile arrivare ad un cospicuo numero di voti per continuare a sopravvivere. Dentro Fdi da segnalare un altro ticket di provenienza antica e legata alla stagione scopellitiana. Si tratta di Filomena Curatola (sorella dell’ex consigliere Walter) e di Oronzio Pasquale che sarà sostenuto da Beniamino Scarfone. L’operazione è benedetta anche da Monica Falcomatà. Ben messa la lista di Forza Italia dove gli uscenti si ricandidano nonostante le bizze iniziali.

La corsa di Angela

Per gli altri concorrenti, al netto di sorprese sempre possibili, non rimarrà altro che il ruolo di outsider. Incuriosisce la scelta di Angela Marcianò che, fino all’ultimo, è stata corteggiata dagli intermediari di Minicuci per ricostruire il fronte del centrodestra. Serve un grande risultato per poter trattare anche in sede di eventuale ballottaggio.

Manca il leader

Rimane chiara, tuttavia, l’assenza di un vero leader politico in questa fase storica, forse una delle più difficili della Città, capace di coagulare intorno a sé la maggioranza del consenso. Anche questo un inedito di questa campagna elettorale che è specchio della fase di sbandamento che sta attraversando la comunità reggina.

 

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