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L’impegno del Pd calabrese per il sì al referendum è ormai totale. Le iniziative sul territorio si moltiplicano con una discesa di big da Roma che ha pochi precedenti nella storia delle campagne elettorali. Il 18 il ministro Boschi sarà per l’ennesima volta in Calabria e c’è attesa per sapere se sarà confermata la presenza dello stesso premier Renzi nelle prime giornate di dicembre.
Nessuno, a questo punto, potrà più nascondersi. Il governatore Mario Oliverio ha scelto di sposare le ragioni della riforma costituzionale in modo incondizionato, spostando verso Renzi tutti i suoi uomini che, fino a questa campagna referendaria, si erano mantenuti assolutamente filo bersanian-d’alemiani.
Una scelta di campo precisa che Oliverio ha compiuto per provare ad uscire dall’isolamento in cui si era cacciato e superare le difficoltà di interlocuzione avute con il governo nazionale, specialmente nel comparto della sanità.
La sua convivenza con i commissari per il piano di rientro, Massimo Scura e Andrea Urbani, è stata assai complicata spingendo la Regione sul punto del corto circuito istituzionale più di una volta e che ha avuto non pochi strascichi davanti ai Tribunali calabresi di ogni ordine e grado.
Da ultimo, anche questo scontro è andato in soffitta, come dimostrato dalla recente cerimonia di inaugurazione del reparto di cardiochirurgia a Reggio Calabria, alla presenza del ministro Lorenzin. Oliverio e i Commissari hanno partecipato all’incontro e il ministro ha benedetto il lavoro compiuto da tutti, indicando l’unica via d’uscita possibile per il ripristino della normalità in Calabria: la fuoriuscita dal Commissariamento nei tempi più rapidi possibili. Non dunque la rimozione dei Commissari. L’impegno profuso da Oliverio sul punto ha insomma prodotto risultati parziali. Il governatore dovrà aspettare l’esito del referendum sperando nella vittoria del sì e in un buon risultato in Calabria per ottenere, in un secondo momento, la gestione in prima persona della sanità regionale.
Il sostegno romano è quanto mai utile, inoltre, anche per quel che riguarda le decisioni che la Corte Costituzionale dovrà prendere in ordine alla stessa prosecuzione della legislatura regionale. Da questo punto di vista una pronuncia è andata già nel verso giusto per il centrosinistra.
La Consulta, relatore Giuliano Amato, ha respinto il ricorso presentato dalla Dc contro la presunta illegittimità costituzionale della legge elettorale con cui la Calabria è andata al voto per “carenza di interesse”. Rimane da attendere la pronuncia sul ricorso presentato da Wanda Ferro che arriverà dopo il referendum. Anche da questo punto di vista, dunque, Oliverio rimane tra coloro che son sospesi.
Tutta una serie di altre partite sono poi in corso di svolgimento: infrastrutture e trasporti prima fra tutte. Gli aeroporti calabresi sono sull’orlo del baratro e Delrio si è speso in prima persona per evitare, ad esempio, che Alitalia abbandonasse Reggio Calabria. Il problema, però, potrebbe riproporsi tra qualche mese, non appena termineranno i soldi stanziati per l’esercizio provvisorio da parte della Curatela, nominata dopo il fallimento di Sogas.
A questo punto, dunque, la vittoria del sì diventa fondamentale per Oliverio quasi quanto lo è per il segretario regionale Magorno, renziano della prima ora. Ed in effetti i due che si erano contrastati senza esclusioni di colpi prima della campagna elettorale per le regionali e anche dopo, adesso risultano abbracciati in un comune destino. Con un’ulteriore difficoltà legata ai sondaggi delle ultime settimane che oltre a dare in leggera crescita il fronte del no, danno una forbice sempre più larga proprio nelle Regioni meridionali, dove si starebbe coagulando un’ampia sacca di scontento nei confronti del governo Renzi.
E’ vero che i sondaggi hanno ormai perso molta della loro credibilità, si pensi a quanto avvenuto con le elezioni americane, ma una previsione del genere sarebbe assolutamente nefasta per Oliverio. Il governatore non potrebbe presentarsi all’incasso con il governo nazionale che, verosimilmente, sarebbe spazzato via da una sconfitta alle urne. Non solo. La sinistra interna al partito si rilancerebbe alla conquista del Pd e c’è da scommettere che Oliverio e i suoi non potrebbero approfittare neanche di questa situazione, dopo l’ultimo “tradimento”.
Ma anche con una vittoria del sì di poca entità e con un dato negativo in Calabria, Oliverio potrebbe non riuscire ad ottenere da un Renzi ringalluzzito quanto sperato durante questa campagna elettorale.
Il rischio che il governatore sta correndo, insomma, è altissimo sia in vista della prosecuzione della legislatura che per la gestione futura del Pd calabrese.
Riccardo Tripepi