«Il referendum sul taglio dei parlamentari non è rimasto un quesito per gli addetti ai lavori. Certamente le Regionali hanno fatto da traino all'affluenza. Non credo raggiungerà tuttavia la partecipazione che si ebbe al referendum sulla riforma di Renzi». Così in un'intervista a La Repubblica il direttore dell'istituto nazionale di ricerche “DemopolisPietro Vento.

 

«L'effetto Covid sul voto si avverte - aggiunge - ma in dimensione inferiore rispetto ai timori della vigilia. È piuttosto complesso confrontare, in termini di previsione finale, il 30% delle ore 19 di questa competizione elettorale con i precedenti degli ultimi anni, nelle quali era possibile votare in una giornata unica».

 

Previsioni? «Forse si sfiorerà il 50%, ovvero quasi un italiano su due voterà per il referendum». È vero, riconosce il sondaggista, che «l'affluenza del 30% alle 19 è ben lontana (-26 punti) dal dato analogo rilevato alle 19 nel dicembre 2016, in occasione del precedente referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi. Allora votò il 56% degli italiani che divenne poi 68% alle 23», ma in quel caso «l'errore politico di Renzi fu quello di tramutare quel referendum in un voto sul governo. Ma proprio per questo gli elettori andarono a votare, lasciando il merito del quesito in secondo piano».

 

In questo caso, invece, «pur in presenza di una bassa motivazione al voto e di un certo timore Covid, il traino delle contestuali elezioni in 7 Regioni e in circa mille Comuni - cosa mai verificata - ha fatto gioco, incrementando di 7-8 punti l'affluenza nelle regioni del Centro Nord interessate dal voto amministrativo. Analizzando gli altri contesti, oltre la media sono Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, mentre il voto referendario non sembra avere appassionato per nulla gli elettori di Sicilia e Sardegna, dove la partecipazione è molto bassa». Non a caso, nelle due isole non si sono tenute le elezioni comunali: in Sicilia l'appuntamento per le amministrative sarà il 4 e 5 ottobre e in Sardegna il 25 e 26 ottobre.