Sono otto i papabili su cui sta convergendo l’attenzione. Aspre critiche per la ventilata candidatura di una parente acquisita dell’aspirante governatrice
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Guerra aperta in casa Pd, fra quanti sanno di politica e nel caso di specie soprattutto di dati concreti in fatto di coefficienti e quozienti elettorali, per le candidature nella Circoscrizione Centro alle Regionali di inizio ottobre dopo le disamine scaturite dalla consultazione dei sondaggi più aggiornati. E il perché è presto detto: nell’esercito di aspiranti consiglieri nelle varie coalizioni alla fine, “stringi-stringi”, sono in pochi a sapersi districare fra quorum, percentuali e robe simili, mentre la maggior parte dei contendenti è formata da “portatori d’acqua”.
Gente che in perfetta buona fede crede di poter essere eletta o almeno incidere, magari disponendo pure di un pacchetto personale di voti, malgrado non sappia che, soprattutto in elezioni come le attuali caratterizzate da un presunto distacco siderale (previsioni alla mano stracerto, per la verità) fra centrodestra (comunque pure alle prese con vari problemi, di cui parleremo) e centrosinistra, avrà un peso specifico vicino allo zero. Risultato? Nel “collegio” Catanzaro-Crotone-Vibo si fa a cazzotti (per fortuna in senso figurato) per un posto nella lista del partito di Enrico Letta, dal momento che uno scranno a Palazzo Campanella lo garantisce sicuro mentre il secondo molto più difficilmente.
Ma chissà che non ci possa perfino scappare. Poi, però? Fine dei giochi, unico spiraglio per la cosiddetta Lista del presidente o il Movimento 5 Stelle con gli altri fermi sotto la fatidica soglia del 4%, che se non superata su base calabrese non dà alcuna possibilità di approdo in Regione. E qui ecco evidenziarsi peraltro (in tutta la sua banalità, ma anche concretezza in realtà) la differenza sostanziale fra chi vince e chi perde con una maggioranza (il centrodestra) che avrà la grossa opportunità di accontentare qualche “testa coronata” eventualmente rimasta appiedata nonostante migliaia e migliaia di consensi ottenuti dandogli un assessorato o una qualsiasi ambita postazione di… sottogoverno (leggasi direzioni generali o presidenze di società in house et similia, mica robetta!).
Ma c’è di più: il fattore Dema con l’agguerrita pattuglia di Luigi de Magistris, appunto, che supererà il quorum (dell’8% nella fattispecie, trattandosi di una coalizione autonoma), andando quindi a concorrere fra le forze di opposizione nella ripartizione dei seggi. Solo a urne chiuse si capirà però dove e in che misura. Un’ulteriore considerazione che, unita alle altre fin qui ricordate, sta facendo affiorare nervi a fior di pelle fra i pretendenti a un posto nelle file Democrat.
Il toto-nomi, fra cui più o meno tutti dentro i menzionati con però la prospettiva di una (o un paio) di esclusioni eccellenti, parla di una chance per gli uscenti Francesco Pitaro (molto accreditato in termini di consensi e forte di alcuni importanti accordi) e Luigi Tassone. A cui si aggiungerebbero, secondo i soliti rumors interessati a essere aggiunti, i sindaci di Soverato Ernesto Alecci e Sellia Superiore Davide Zicchinella. Senza dimenticare l’ex presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno. Spazio inoltre ai sindacalisti Fabio Guerriero e Raffaele Mammoliti, ma anche a una figura femminile assai nota e stimata in città quale Giusy Iemma, che è in lizza per una collocazione fra i Dem. A parte quest’ultima, tuttavia, è proprio il discorso sulle “quote rosa” a infiammare la polemica.
Davvero rovente, considerato come per geopolitica dovrebbe (potrebbe) essere premiata un’autorevole esponente del gentil sesso dell’area crotonese così come si vocifera in modo insistente della candidatura dell’ordinario di Diritto privato, Aquila Villella. Già in corsa per il Parlamento a marzo 2018, la prof è tuttavia oggetto di aspre critiche sotterranee per essere la cognata dell’aspirante governatrice Amalia Bruni. Fatto che a chi si sta dimenando nella tonnara delle candidature e dovrà a breve misurarsi sul territorio non va giù con tanto di lamentele dentro - e fuori - certe stanze che contano.