Il sindaco di Soverato e candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia, uscito sconfitto di misura dalla sfida con Abramo, traccia un bilancio dell'esperienza: «Ho lavorato fino all'ultimo: centrimetro per centimetro. Questo patrimonio non andrà disperso»
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«Chiudo questa esperienza, delle elezioni provinciali, con la consapevolezza di aver dato il massimo e, seppur nella sconfitta, di aver portato a casa una vittoria». Così il candidato del centrosinistra, Ernesto Alecci, ha commentato l'esito del voto delle elezioni provinciali di Catanzaro. «Si può perdere, infatti, - ha aggiunto il sindaco di Soverato - ma non essere vinti nelle idee, nel progetto e anche nei numeri. Perché ho ricevuto 423 voti singoli di preferenza (54,02%) contro i 360 (45,98) ottenuti da Abramo. Conoscevo le “regole del gioco” e il calcolo in base al voto ponderato ha trasformato quei numeri nell’elezione a presidente del sindaco di Catanzaro, al quale auguro buon lavoro».
«In questa esperienza - ha proseguito Alecci - ho creduto fin dall’inizio, anche quando tutto e tutti suggerivano cautela e annunciavano sconfitte schiaccianti. Ci ho creduto perché vengo dai territori e dalla trincea dell’amministrazione di un Comune, dove si è abituati a combattere quotidianamente per affermare i diritti nei nostri cittadini, dove il bisogno si misura con l’esiguità di fondi, dove alle volte la solitudine può prevalere. Fin dai primi giorni ho ritrovato accanto a me compagni di viaggio generosi e carichi di entusiasmo, una rete di amministratori che ha intravisto in me un’occasione di riscatto e di affermazione di una politica immersa nella gente e non nei palazzi».
Alecci ha poi evidenziato di non aver «dato nulla per scontato, abbiamo lavorato fino all’ultimo centimetro per centimetro, voto per voto, Comune per Comune ed è stato così che nelle urne ho ritrovato consensi superiori rispetto a quelli pronosticati dai più. Anche Catanzaro, piazza oggettivamente difficilissima per via degli equilibri politici dominanti, si è rivelata foriera di sorprese. Non ce l’abbiamo fatta per un soffio, ma abbiamo dimostrato che è possibile infrangere i luoghi comuni, abbattere le strategie di palazzo con la forza delle idee e del buon senso. Questo patrimonio non andrà disperso, lo devo a chi ha creduto in me, lo devo alla mia terra che anche nell’amarezza di una sconfitta sa regalarti i semi per un nuovo raccolto» ha concluso.
l.c.