Il Consiglio regionale ha dato nuovamente prova della sua attuale pochezza con la seconda discussione in un mese sulla doppia preferenza di genere. La proposta di legge, targata Flora Sculco, non è passata per due ragioni concomitanti: l’astensione del centrodestra e una maggioranza che non è più tale, non avendo i numeri per approvarla.

Risultato finale: scaricabarile di responsabilità. Se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole e si può ripartire. E se il centrodestra ha attaccato all’arma bianca in Aula rimarcando come la Regione sia da tempo senza un governo, il centrosinistra ha addirittura convocato una conferenza stampa per dire all’opinione pubblica che è stato il centrodestra ad affossare la legge.

Non solo. Il capogruppo del Pd Sebi Romeo, insieme agli consiglieri del centrosinistra, ha invocato la mobilitazione popolare per raggiungere il risultato. Anche se non si vede come un movimento di popolo possa modificare i numeri in Aula che sono impietosi per il centrosinistra.

«E poi - evidenzia l’avvocato Giovanna Cusumano, vicepresidente dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere ed esponente politico di Forza Italia - che senso ha rivolgersi al popolo, quando si ignora la legge di iniziativa popolare che è stata presentata oltre un anno fa corredata da oltre settemila firme di cittadini calabresi?».

 

Domanda più che legittima che è stata proposta anche durante l’incontro con la stampa, ma che non ha avuto alcuna risposta da parte dei consiglieri regionali. «Incredibile che la domanda specifica sulla legge di iniziativa popolare sia stata completamente ignorata dai consiglieri regionali di maggioranza – spiega ancora Giovanna Cusumano – evidentemente non hanno nulla da dire sulla questione. Mi pare evidente, dunque, che non ci sia una reale volontà di arrivare all’introduzione della doppia preferenza di genere».

 

Del resto Giovanna Cusumano ha più volte chiesto, anche pubblicamente, notizie sull’iter della legge di iniziativa popolare regolarmente presentata e protocollata dagli Uffici di palazzo Campanella, senza avere nessun tipo di risposta. «Eppure – dice ancora la Cusumano – potrebbe essere utilizzata anche per rimuovere l’obiezione mossa dal centrodestra. Se la legge Sculco viene vista come una legge di centrosinistra, e quindi di parte, non lo potrebbe essere una legge di iniziativa popolare. Ed allora perché questo silenzio?».

Anche da questo punto di vista, insomma, rimane la sensazione che gli opposti schieramenti in Consiglio regionale da oltre un mese stiano mettendo in scena un inqualificabile gioco delle parti volto ad affossare la legge, di cui si discute dal 2015, senza che nessuno se ne assuma una precisa responsabilità.

 

Riccardo Tripepi