L'amaro sfogo di Davide Zicchinella, sindaco Sellia, piccolo comune del Catanzarese, che commenta la difficile situazione che sta vivendo la nostra regione schiacciata da decenni di malapolitica
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«Sono calabrese da infinite generazioni, ma non ho avuto la fortuna di nascerci, purtroppo! Vivo in questa regione da quando avevo sei mesi, ma sono nato in provincia di Varese. Figlio di emigrati metalmeccanici. Dopo circa dieci anni di emigrazione mio padre, che aveva un diploma tecnico, riuscì a realizzare il suo mai sopito desiderio: trovare lavoro nella sua terra natia e ritornarci».
Inizia così l'amaro sfogo di Davide Zicchinella, sindaco Sellia, piccolo comune del Catanzarese, che commenta la difficile situazione che sta vivendo la nostra regione, schiacciata da decenni di malapolitica. Una morsa che si sta rivelando mortale per la Calabria e suoi cittadini.
«Mia madre, invece, finita la seconda gravidanza (gemellare) non riprese più a lavorare rientrata in Calabria. Nella nostra regione le donne erano e sono ancora penalizzate. Nella mia famiglia si è sempre parlato delle scelte fatte. Partire. Ritornare. Di cosa sarebbe stato meglio per noi figli. Se invece della nostalgia del ritorno fosse prevalsa una scelta di futuro».
«Noi tre fratelli ci siamo tutti laureati. In Calabria. Io e mia sorella, a fronte di mille sacrifici, abbiamo avuto la possibilità di rimanere. Mio fratello no, lavora in Veneto. L'emigrazione, in Calabria, non si è mai fermata. Una emorragia continua. Le nostre famiglie fanno mille sacrifici per formare i propri figli che poi finiscono per fare grandi altre regioni o altri paesi. Nel mondo. Quasi mai per libera scelta, purtroppo, ma per necessità».
«Spesso sentiamo di tanti calabresi di successo. In vari campi e professioni. Di ieri la notizia del primo rettore donna della Sapienza con papà calabrese. Gioiamo. Abbiamo un forte moto di orgoglio. Salvo poi scoprire che quelle stesse persone avevano avuto le porte sbarrate in Calabria».
«Le poche opportunità che la nostra regione riesce ad offrire ai suoi giovani, finiscono per essere ancora di quasi esclusivo appannaggio degli amici degli amici. Gli stessi che da sempre decidono le sorti della nostra amata Regione nel centro e nelle periferie. Con i risultati che vediamo».
«Se non prevale la meritocrazia in tutti i campi continueremo ad essere la "barzelletta" d'Italia. Una delle ultime regioni d'Europa. Mentre siamo una terra bellissima piena di potenzialità tragicamemente inespresse! Piena anche di problemi, certo, con una criminalità ed un malaffare pervasivo e diffuso. Ma è una minoranza di delinquenti che condiziona la maggioranza di persone per bene».
«Come in politica. Da decenni siamo ostaggio di incapaci che hanno a cuore solo le proprie tasche. Che ci stanno non solo coprendo di ridicolo, ma stanno attendendo, quotidianamente a tutti i nostri fondamentali diritti: lavoro, istruzione, salute».
«Nel mio piccolo ho dimostrato, in 12 anni da sindaco, come tanti altri valenti colleghi di tante altre belle realtà della Calabria, che chi è libero da bisogni e non "si butta " in politica per avere opportunità solo per se stesso e per i propri familiari, può fare crescere la propria comunità e nel contempo mandare messaggi di speranza».
«Si può essere orgogliosi e non vergognarsi della propria terra! Lavorare instancabilmente per farla avanzare ed apprezzare ben fuori i propri confini. Dobbiamo riprenderci l'orgoglio di essere calabresi, dimostrare quando valiamo restando in Calabria e non solo quando la lasciamo. Abbiamo il dovere di lavorare per dare la possibilità ai nostri figli di restare».
«Se vorranno ed a prescindere dal "peso" delle proprie famiglie. Io credo nella Calabria, voglio credere nei calabresi e nel mio piccolo continuerò a dare il mio modesto contributo a questa magnifica terra dove non ho avuto l'opportunità di nascere ma dove ho lottato e lotto per restare. #LaCalabriameritadipiu».