Il dibattito sull’altezza della struttura, i rischi commerciali per i porti di Gioia Tauro e Genova e l’ordine del giorno (bocciato) che chiedeva di rivedere il progetto: tra i firmatari anche il senatore del Pd Nicola Irto
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L’eterno ritorno del Ponte sullo Stretto e dei dubbi sulla mega opera più chiacchierata di sempre. Armatori e tecnici si interrogano sui potenziali rischi strutturali ed economici legati all’altezza campata unica. Inadeguato (stando ai dati progettuali) a consentire il passaggio delle meganavi da crociera e delle più grandi portacointainer, il Ponte potrebbe - secondo le stime dei movimenti ambientalisti - causare perdite miliardarie al porto di Gioia Tauro.
Dibattito (ri)esploso nelle scorse ore, con rassicurazioni ribadite dall’ad della società Stretto di Messina Pietro Ciucci. Il tema dell’altezza insufficiente riecheggia però da quasi un anno non solo tra gli addetti ai lavori ma anche nei Palazzi della politica. In Senato - sia nell’ottava Commissione che nell’aula di Palazzo Madama - a porre il problema è stato, tra gli altri, il senatore calabrese Nicola Irto. Che, partendo dalle considerazioni sull’altezza, ha espresso «preoccupazione per l'eventualità che il passaggio attraverso lo Stretto di Messina possa diventare non più conveniente per gli operatori e che le navi provenienti da Suez possano finire per evitare i porti italiani».
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Le battute di Salvini e le navi con i comignoli reclinabili
I pericoli erano chiari nel maggio 2023. Questioni sollevate dai senatori di opposizione e liquidate dal ministro Matteo Salvini con una battuta, tra gli applausi della maggioranza: «Vi posso assicurare - questo non lo dice la politica, ma lo dicono gli ingegneri e i marinai - che sotto il Ponte le navi ci passeranno. Le navi ci passeranno: l'altezza di 65 metri permette alle navi di passare sotto il Ponte. Facciamo un Ponte sotto il quale passano le navi. Siamo una maggioranza curiosa: riusciamo a fare un Ponte che sotto fa passare le navi e sopra le automobili e le ferrovie. Pensate che Governo avveniristico». Battute a parte, il presidente di Federlogistica Luigi Merlo riafferma da più di un anno le stesse perplessità, pur dicendosi favorevole alla realizzazione del Ponte. Quelle perplessità il centrodestra non le ha mai condivise: in Commissione il rappresentante del governo spiegò «il progetto definitivo, peraltro, già prevede altezze compatibili con il passaggio anche delle più alte navi per il trasporto merci. Vi sono poche imbarcazioni per il trasporto passeggeri che superano tali altezze, ma esse sono di regola dotate di comignoli reclinabili e le relative rotte di crociera non prevedono a oggi il passaggio per lo Stretto di Messina». Il parere non si sposa con quello espresso da Federlogistica nei giorni scorsi. E neppure con le prospettive di sviluppo nel settore nautico.
Ponte sullo Stretto, il Pd: «Le mega navi aumenteranno»
Un dato messo nero su bianco nel dibattito di un anno fa in Senato. Lorenzo Basso, senatore del Pd, spiegò che «il tema non è quante navi oggi hanno un'altezza superiore a quella oggi considerata massima sotto cui potrebbero passare. Esistono già alcune navi portacontainer e navi da crociera che hanno un'altezza superiore rispetto a quel progetto. Ma il problema è soprattutto di prospettiva». Qui sta il punto: «C'è una prospettiva di crescita dovuta al gigantismo navale che giustifica - in termini prospettici di venti-trent'anni - un aumento delle portacontainer di dimensioni superiori».
Per questo Basso, Nicola Irto, Antonio Misiani (Pd) e Silvia Fregolent (senatrice di Italia Viva favorevole alla realizzazione del Ponte sullo Stretto) presentarono un ordine del giorno per stimolare «una riflessione su un progetto migliore». L’idea era quella di evitare ripercussioni «rispetto al traffico merci e a quello turistico delle navi per i prossimi cinquant’anni».
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L’emendamento, che pure non era un No all’opera, fu bocciato. Queste le parole di Basso: «Se davvero volete realizzare il Ponte e non è mera propaganda, sarà un'opera che dovrà durare per cent'anni. E voi davvero volete non tenere in considerazione un cambio progettuale di un progetto vecchio di quindici anni con una prospettiva secolare? La maggior parte dei piani di fattibilità tecnico-economica tiene conto delle dinamiche future del gigantismo navale. Se creiamo un effetto muro, rischiamo di mettere in crisi la portualità di tutti i porti del Tirreno, dell'Alto Tirreno e anche quelli del Sud Italia».
«Le navi di grandi dimensioni dovranno circumnavigare la Sicilia»
L’ordine del giorno conteneva qualche dato aggiornato: «I più recenti ordinativi di navi portacontainer, effettuati dai principali vettori del trasporto marino, tra cui Msc, Maersk e Oocl, sono concentrati su unità cosiddette Ultra large container carrier, con contestuale dismissione di quelli di minori dimensioni» e «anche le navi da crociera sono di dimensioni sempre più grandi. Le principali navi della Msc e della Costa Crociere hanno un'altezza superiore ai 65 metri». Le navi di grandi dimensioni, dunque, in caso di realizzazione del Ponte «sarebbero costrette a circumnavigare la Sicilia, con ricadute disastrose per i nostri principali porti, a partire da Gioia Tauro e da Genova».
Una situazione - sottolineavano i parlamentari di Pd e Italia Viva che «desta particolare preoccupazione tra gli operatori del trasporto merci con navi portacontainer e le compagnie di navi da crociera in ragione delle future limitazioni che verranno imposte per il passaggio nello Stretto di Messina a seguito della realizzazione del Ponte». Il suggerimento era quello di rivedere il progetto tecnico per evitare «ricadute negative sul sistema portuale italiano a vantaggio dei porti concorrenti». Nessun riscontro: l’idea del Ponte è passata così com’era e un anno dopo di discute ancora dell’altezza e dei rischi per gli affari del porto di Gioia Tauro. Male che vada, ripetono dalla società Stretto di Messina, il progetto sarà adeguato in corso d’opera. I miliardi per realizzarlo, però, sono già impegnati.