Pure il ministro delle Politiche del Mare presente alla convention dei Conservatori e Riformisti Europei a Villa San Giovanni. «Gioia Tauro è un piccolo miracolo in un deserto, necessario progetto globale che porti ricadute economiche sul territorio»
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«Sapete qual è la sfida del Mediterraneo? Quella di fare di questo grande problema una straordinaria risorsa e siamo già sulla buona strada perché noi abbiamo bisogno di forza lavoro, abbiamo bisogno di migranti, dobbiamo solo sottrarli alla mafia degli scafisti e per farlo serve cooperazione internazionale e un serio e determinato intervento dell'Unione Europea».
Esordisce così il ministro delle Politiche del Mare, Nello Musumeci, intervenendo all’appuntamento pomeridiano dell’iniziativa politica dei Conservatori e Riformisti Europei in corso a Santa Trada, nel Reggino, nell’ambito dell’iniziativa “Quando il Sud cresce, l’Italia cresce, l’Europa cresce”.
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Per l’ex presidente della Regione Sicilia, che argomenta sul tema delle interconnessioni delle regioni del Mediterraneo, «l'Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo. Non è sciovinismo e non è neanche una pretesa di superbia – ha aggiunto - è soltanto la consapevolezza che il ruolo di centralità assunto nel Mediterraneo impone all’Italia di disegnare una nuova politica per il mare che non sia soltanto con un approccio economicistico ma che sappia guardare anche alla difesa e alla sicurezza».
D’altra parte la territorializzazione del Mediterraneo, per Musumeci, impone all’Italia scelte chiave nette e precise, «quelle che avrebbe dovuto fare la nazione nei decenni passati e non ha fatto. Il Mediterraneo cambia, diventa e torna ad essere un mare di collegamenti, è un piccolo mare ma di grande funzione strategica, perché fra due stretti - quello del Canale di Suez è quello di Gibilterra - noi abbiamo interessi più di ogni altra nazione a definire una politica marittima che sappia guardare al futuro in un clima di cooperazione e di rispetto con gli altri paesi».
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È chiaro che regioni come Calabria e Sicilia devono attrezzarsi per accettare la sfida e il ministro lo sa: «È questo l'obiettivo che stanno perseguendo intanto le due regioni. Naturalmente il governo centrale deve fare la sua parte in termini di infrastrutture. Oggi Gioia Tauro è davvero un piccolo miracolo in un deserto. Diciamo che il trasbordo della merce non sempre crea ricchezza sul territorio, abbiamo bisogno di una politica marittima che consenta la lavorazione della merce in loco e quindi la possibilità di una ricaduta economica in termini lavorativi. Tutto questo va fatto in un progetto globale che si chiama Piano del mare. Lo ha voluto il governo Meloni, lo abbiamo appena varato qualche settimana fa, sarà presentato nei prossimi giorni, ed è il primo strumento di coordinamento e di programmazione dell'Italia sulle politiche del mare».
Il ministro Musumeci non sfugge neanche alle insidie delle domande sul Ponte dello Stretto e sulla necessaria intermodalità che diventa anello di congiunzione nell’ambito della mobilità italiana ed europea. «Il Ponte sullo Stretto è innanzitutto una grande infrastruttura prevista all'Unione Europea per completare un lungo corridoio che nasce a Berlino e che finisce a Palermo. Non è il capriccio di nessuno. Al di là di questa grande infrastruttura che deve servire anche a movimentare merci e uomini e a consentire alla Sicilia alla Calabria di giocare un ruolo da protagonista in questo mare che cambia, servono altre infrastrutture e serve una politica di collegamenti marittimi, nella breve e nella media tratta, che noi abbiamo la possibilità di poter giocare con un ruolo non da spettatori».
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Musumeci ribadisce che, per farlo, pubblico e privato debbano sedersi attorno a un tavolo e ragionare su alcuni importanti obiettivi. «Serve non inseguire la materia prima, quella c'è già, abbiamo bisogno di porti turistici nel Mezzogiorno d'Italia, abbiamo bisogno di nuovi posti barca. Abbiamo bisogno di intermodalità per collegare le coste con l'entroterra. Tutto quello che c'è va soltanto razionalizzato. È mancata una strategia capace di mettere assieme tre, quattro, cinque ministeri in sintesi con le regioni direttamente interessate».
Musumeci infine si dice convinto del fatto che il mare può diventare un motore di crescita per il Mezzogiorno d'Italia. «Oggi è il motore che dà maggiore economia al Pil nazionale perchè tra le tre aree - Nord, Centro e Sud - il Sud è quello che cresce maggiormente in termini di economia marittima. Se i presupposti ci sono – ha concluso il ministro - si tratta solo di sedersi ad un tavolo e mettersi a lavorare».