Ventuno europarlamentari di M5s, Avs e Pd chiedono verifiche sulla conformità del progetto alle normative Ue. Evidenziata la mancanza di studi sull’erosione costiera, il rischio di dispersione di fondi pubblici e la scarsa trasparenza delle procedure
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Dubbi sulla sicurezza, impatti ambientali e sostenibilità economica del Ponte sullo Stretto arrivano all’attenzione della Commissione Europea. Ventuno europarlamentari italiani di M5S, AVS e PD, guidati da Pasquale Tridico, hanno presentato un’interrogazione per chiedere chiarimenti sulla conformità del progetto alle normative Ue, evidenziando la mancanza di studi tecnici su rischio sismico, erosione costiera e interferenze con le aree protette Natura 2000.
Nel documento si sollevano preoccupazioni sulle deroghe autorizzative, sulla dispersione di risorse pubbliche e sul coinvolgimento delle comunità locali, con riferimento anche al ricorso al Tar del Lazio presentato dai Comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Gli europarlamentari chiedono inoltre alla Commissione una valutazione sul rapporto costi-benefici e sulla trasparenza del progetto, oltre a chiarimenti sull’eventuale utilizzo di fondi europei.
Ponte sullo Stretto, i dubbi degli europarlamentari
«Mancanza di studi tecnici sui rischi sismici, erosione costiera e interferenze con le aree Natura 2000». È la denuncia contenuta in un’interrogazione sul progetto del ponte di Messina rivolta alla Commissione Ue, firmata da Pasquale Tridico, capodelegazione M5s al Parlamento europeo, e da altri 20 europarlamentari italiani, dello stesso partito e di Avs e Pd. Nell’atto sono poi indicate la pericolosità delle «autorizzazioni in deroga» e la dubbia «sostenibilità economica» dell’opera, la cui costruzione «a fasi progressive – evidenziano i 21 parlamentari europei – potrebbe comportare dispersione di risorse pubbliche e squilibri territoriali, in contrasto con la strategia europea di continuità territoriale».
L’interrogazione riporta anche le forti preoccupazioni dei territori interessati, tra l’altro sfociate in un ricorso al Tar del Lazio dei Comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni (Rc). In particolare, sono richiamati «rischi di incompiutezza, impatti socio-economici sulle comunità e deficit di trasparenza». Quindi, si chiede «alla Commissione europea se, alla luce della presenza di faglie sismiche, in particolare quella attiva denominata “Cannitello”, e dell’assenza di studi specifici sull’erosione costiera, ha svolto verifiche sulla conformità del progetto alle Direttive Ue». Inoltre, date le 239 prescrizioni imposte nell’autorizzazione Via-Vas, i 21 europarlamentari dell’area progressista domandano alla Commissione europea una valutazione sul rapporto costi-benefici dell’opera «rispetto ad alternative» più compatibili con il Green Deal; se sia stata interpellata «per l’utilizzo di fondi Ue»; quali iniziative «intenda adottare per monitorare la trasparenza, il coinvolgimento delle comunità locali e la salvaguardia dei diritti dei cittadini coinvolti».