«Ci sono comunque tanti villesi favorevoli al ponte, basta fare un giro in paese. Se non li ha visti può darsi che lei abbia incontrato i cittadini sbagliati». Francesca Porpiglia è il volto della Lega a Villa San Giovanni. Nel recente passato assessora e consigliera comunale, l’attuale segretaria cittadina del partito di Salvini è, nell’area dello Stretto, tra i più entusiasti sostenitori del collegamento stabile con la Sicilia.

Da anni si occupa di ponte, racconta a LaC News24, e proprio non si spiega i tanti mugugni che l’accelerazione dell’opera sembra avere provocato tra i suoi concittadini, riunitisi in assemblea la settimana scorsa e pronti alle barricate in vista delle procedure di esproprio. «I miei concittadini forse non si rendono conto che ponte significa progresso, è una questione quasi sociale. Mi spiego meglio: il calabrese in generale, forse ancora di più il reggino in particolare, non è abituato al progresso. Forse per questo qui da noi non si può fare mai niente e, a livello infrastrutturale, siamo rimasti a livello dell’Africa. Io sono stata amministratrice, so quanto è difficile realizzare le cose, ma se non iniziamo non cambiamo mai, il ponte è l’ultimo treno per stare attaccati al nord del Paese. Da questo punto di vista però sono tranquilla: fino a quando ci sarà Salvini al ministero, il ponte si farà».

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E sarà proprio il ponte, sostiene l’ex assessora, con l’indotto che genererà anche in termini di turismo, che si occuperà di trascinare avanti l’intero Mezzogiorno. «Il ponte è progresso»: Porpiglia lo ripete come un mantra, indifferente alle tante criticità (68 quelle messe nero su bianco dall’equipe del professore Prestininzi e che riguardano molteplici aspetti, dalla scelta degli acciai alle prove nella galleria del vento fino alla microzonizzazione sismica) evidenziate dallo stesso comitato scientifico. «È una questione di interesse generale in cui i benefici, a lungo termine, sono superiori ai costi, sia in termini di emissioni dannose grazie all’utilizzo dei treni, sia in termini di lavoro e di futuro turismo. Conosco decine di imprenditori che non aspettano altro che la realizzazione del Ponte per poterne beneficiare in termini di presenze turistiche. In tutto il mondo le persone si fanno le foto sotto i grandi ponti, non vedo perché non dovrebbero venire a Villa a farlo».

E pazienza per poeti e artisti che, più o meno dai tempi di Omero, cantano la bellezza dello Stretto che rischia, con l’avvio dei maxi cantieri su entrambe le sponde del mare, di venire pesantemente colpito nella sua fragilità. Sul piatto c’è infatti – ripetono da anni ambientalisti e attivisti no ponte – il rischio concreto che uno degli angoli più suggestivi del Mediterraneo possa essere preso d’assalto e profondamente modificato dall’intervento di camion e ruspe. Un rischio che nel ragionamento della segretaria della Lega quasi scompare, nascosto dall’auspicio che il futuro ponte, possa finalmente sbloccare le porte del turismo calabrese e siciliano. Ma non solo: «Tempo fa ho visto alla Tv americana una trasmissione in cui si parlava dei tre ponti più importanti sul pianeta e tra questi c’era anche il Ponte sullo Stretto. Ne parlavano tra esperti come di un progetto favoloso ma alla fine sorridevano sottolineando che in Italia non lo avremmo mai realizzato. Anche per invertire questa tendenza è importante realizzarlo».

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Un appoggio all’idea del Ponte senza se e senza ma quello dell’ex assessora – folgorata da anni dalla figura del “Capitano” «che quando dice una cosa la fa» - che non risparmia una frecciata alla sindaca Giusy Caminiti e alla sua giunta che, proprio nei giorni scorsi, hanno preso posizione ufficialmente schierandosi contro la realizzazione dell’opera: «La loro è una posizione ideologica perché sono una amministrazione di sinistra – dice – chi non vuole il ponte non si rende conto dei benefici a lungo termine. Il ponte garantirebbe l’adeguamento della rete ferroviaria e l’arrivo dell’alta velocità con l’adeguamento della rete stradale e la riqualificazione ambientale di Villa, di Reggio e di Messina, è tutto una conseguenza».

In attesa della decisione del Cipes (uno dei tre tavoli su cui si gioca la partita ponte insieme a quello aperto al Ministero delle infrastrutture e quello dettato dalla conferenza di servizi) i salviniani villesi continuano la loro battaglia (un po’ sotterranea) a favore della maxi opera. E se i cittadini temono per le proprie case e per la qualità della vita che li aspetta nei prossimi anni in simbiosi con i cantieri, pazienza, c’è da sacrificarsi per il bene comune: «I cambiamenti richiedono sacrifici per il bene del paese – dice sicura – io non so come cambierà la vita dei villesi con i cantieri ma ripeto dobbiamo smetterla di vivere fuori dal mondo, perché dovunque nel mondo costruiscono e i cantieri sono la normalità. Solo qui non succede, sarà che siamo abituati a dire sempre di no ed evitare il progresso».