Il deputato di Avs: «Sull’infrastruttura un gioco di cifre e affermazioni incostanti. Le dichiarazioni cambiano come il vento»
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«Il ministro dei Trasporti Salvini dà i numeri e sembra Totó solo che Totó era un attore e faceva ridere, lui fa piangere». Così in una nota il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs Angelo Bonelli che specifica: «Le dichiarazioni sul costo del Ponte sullo Stretto di Messina sembrano cambiare come il vento: un gioco di cifre e affermazioni incostanti. Il 25 marzo 2023, Salvini indicava un costo intorno ai 7 miliardi di euro per l'opera. Tuttavia, appena sei giorni dopo, il 31 marzo, un comunicato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sollevava il costo complessivo a 10 miliardi di euro, includendo anche "tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde"».
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Oggi, «una nuova dichiarazione di Salvini ridimensiona nuovamente il costo del ponte, affermando che sarà la metà di quanto stanziato, ovvero 12 miliardi di euro, attribuendo la restante somma alle ferrovie» Bonelli prosegue: «È fondamentale ricordare che l'atto ufficiale del Def, alla pagina 197, valuta il costo del Ponte a 13,5 miliardi di euro più 1,1 miliardi per opere complementari ferroviarie, senza ancora includere i costi delle opere stradali. Secondo quanto documentato nel documento del governo, il totale ammonterebbe a 14,6 miliardi di euro, senza ancora calcolare completamente le opere stradali. Non solo i numeri sui costi subiscono cambiamenti incerti da parte di Salvini, ma anche quelli relativi ai posti di lavoro. Inizialmente si parlava di 120.000 posti, poi ridotti a 100.000 e infine a 50.000, con un'incertezza evidente».
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«Un ministro così inattendibile, inadeguato e fanfarone non si era mai visto nella storia della Repubblica. Il problema è che gioca con i soldi pubblici per un’opera che non serve al sud. Salvini cambia idea su tutto: prima era contrario al ponte oggi a favore e per realizzare i suoi capricci, leva i fondi alla Sicilia che sarebbero serviti per scuole, sanità, ferrovie. Una vergogna», conclude.