Gelardi e Raso danno il benservito all’esponente cosentina del Carroccio. Segno delle tensioni interne al partito. Molinaro in pole per la commissione Antindrangheta (ASCOLTA L'AUDIO)
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Tra poche settimane i consiglieri regionali della Lega avrebbero dovuto eleggere comunque un nuovo capogruppo. Ma non hanno voluto aspettare oltre. Così la cosentina Simona Loizzo, titolare fino a ieri, è stata sfiduciata anzitempo e sostituita da Pino Gelardi, a tutti gli effetti nuovo capogruppo del Carroccio a Palazzo Campanella.
I bi-poltronisti
Loizzo è una dei due bi-poltronisti calabresi (l’altro è Gianni Arruzzolo) che, malgrado l’elezione alla Camera, non hanno ancora rinunciato al seggio in Consiglio regionale. Pochi giorni fa, dopo mesi di melina, la Giunta delle elezioni di Montecitorio ha preso atto dell’incompatibilità (sancita dalla Costituzione) sopravvenuta con il voto del 25 settembre, di fatto avviando le procedure per obbligare i due politici calabresi a esercitare l’opzione, cioè a scegliere un solo seggio.
Arrivata la comunicazione della Camera, anche il Consiglio si è messo in moto, con la convocazione della propria Giunta delle elezioni per il 22 dicembre. Dopo quest’ultima, scontata, pronuncia, a Loizzo e Arruzzolo resteranno quindi altri cinque giorni di tempo (salvo controdeduzioni) per decidere in quale assemblea vorranno svolgere il proprio mandato elettorale.
Nessuna voglia di aspettare
La consigliera leghista avrebbe già da tempo deciso di trasferirsi definitivamente a Montecitorio. Quindi il suo addio al seggio calabrese e al ruolo di capogruppo era ormai solo una questione di tempo. Evidentemente, però, i colleghi del Carroccio non avevano più voglia di aspettare.
A prendere l’iniziativa sono stati Gelardi e Pietro Raso. I loro due voti sono stati sufficienti per defenestrare Loizzo, dal momento che l’altro eletto della Lega, il presidente del Consiglio Filippo Mancuso, ha preferito astenersi.
Altri conflitti
Resta da capire perché i consiglieri salviniani abbiano voluto forzare la mano, di fatto acuendo i già gravi conflitti interni al partito calabrese.
Raccontano che nel gruppo il malanimo crescesse ormai da tempo, perché «Simona non partecipava più ai lavori del Consiglio, è sparita da mesi e non poteva certo pensare di tenere ancora il piede in due scarpe».
Loizzo, inoltre, nelle ultime settimane aveva preso posizioni pubbliche non in linea con l’orientamento del resto del gruppo. Prima ritirando la firma dalla proposta di legge per l’istituzione del consigliere supplente, e infine criticando apertamente la norma sul gioco d’azzardo, poi rinviata anche a causa delle proteste di comunità di recupero, sindaci e Conferenza episcopale calabra.
Il passo indietro di tutti gli altri capigruppo sulla legge anti-ludopatia ha infine spinto lo stesso Mancuso a firmare il testo come atto di responsabilità. E, proprio oggi, il provvedimento – modificato da un emendamento di Gelardi – è stato approvato in commissione.
Fonti accreditate della Lega smentiscono che alla base della sfiducia ci siano le determinazioni politiche di Loizzo in merito a due proposte di legge parecchio discusse dall’opinione pubblica. Resta tuttavia da capire cosa succederà nel partito verde dopo questo ulteriore strappo, per certi versi inedito e inaspettato.
L’arrivo di Molinaro
Di sicuro c’è che la nomina di Gelardi potrebbe dar luogo ad altri incastri. Il consigliere reggino dovrebbe infatti mantenere solo il ruolo di capogruppo e lasciare la presidenza dell’Antindrangheta. Esclusi Mancuso e Raso (a capo della commissione Ambiente), rimane solo Pietro Molinaro, che aspetta con trepidazione di entrare in Consiglio. Al posto di chi è presto detto. Solo che, in questo caso, Loizzo potrebbe lasciare Palazzo Campanella di sua, non troppo spontanea, volontà.