Via libera per la proposta a firma della vicepresidente Princi nella seduta congiunta della Seconda e Terza Commissione. Affossati tre emendamenti proposti dalla Bruni. Ma le opposizioni si dividono sul voto
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L’esecutivo vuole correre e centrare l’obiettivo, portando nel giro di 48 ore la proposta di legge “Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile”, promossa dalla vicepresidente Giusi Princi, in una speciale seduta congiunta della Seconda e della Terza Commissione consiliare. L’obiettivo è quello di portare la legge in aula per l’approvazione già martedì prossimo, 8 marzo, dando al disegno licenziato dalla giunta anche una valenza simbolica oltre che sostanziale. Bisognerà però capire se i tempi tecnici lo consentono.
Per questo, oggi, nel corso della riunione, presieduta da Antonio Montuoro (FdI) e Michele Comito (FI) la legge è stata sviscerata nei suoi 13 articoli. Anna Perani, dirigente del settore istruzione pari opportunità e politiche giovanili, ha precisato che trattasi di una legge di orientamento e indirizzo, cui la vicepresidente della Giunta tiene molto, con la quale la Regione sostiene il principio di parità di genere in tutte le sue declinazioni e che rimanda, per l’attuazione delle misure e degli interventi dalla stessa previsti, all’adozione di un Piano di intervento per le politiche di genere.
Amalia Bruni (Misto) pur giudicando importante la giornata odierna in cui la Regione Calabria si appresta a riconoscere e dare valore alla parità di genere con un atto amministrativo, evidenzia come l’Italia si assesti al quattordicesimo posto nella classifica dei Paesi europei in materia di riconoscimento della parità di genere, con ciò significando la necessità di lavorare attivamente a livello culturale. Dopo aver stigmatizzato l’assenza nella proposta di legge di risorse finanziarie ha annunciato la presentazione di tre emendamenti volti a rendere la proposta maggiormente intellegibile, in particolare riguardo al trasferimento tra enti diversi e alla disciplina dello smart working, e per l’introduzione del bilancio di genere da considerare come rendicontazione sociale capace di evidenziare l’impatto che il bilancio ha sulla parità di genere e valutare se le risorse allocate siano capaci di promuoverla e favorirla. Ritiene, in proposito, che sarebbe opportuno e auspicabile che tutti gli enti adottassero il bilancio di genere.
Dopo l’invito a ritirarli e ripresentarli in aula, gli emendamenti saranno affossati per l’ennesima volta.
Tra l’altro Giuseppe Neri (FdI) ha evidenziato come gli emendamenti illustrati dalla consigliera Bruni possano invadere la competenza dii altri enti in materia di lavoro, invitando a valutarli attentamente per evitare ulteriori possibili impugnative.
Sul versante finanziario è il presidente della Seconda Commissione Montuoro a ribadire come il provvedimento non comporta aggravio del bilancio regionale in quanto detta solamente criteri e modalità operative prevedendo, inoltre, la clausola di invarianza finanziaria.
Quando la proposta viene posta ai voti dal presidente della Terza Commissione Comito, riemergono le differenze nelle opposizioni. La legge nel suo complesso viene approvata a maggioranza con l’astensione della Bruni, mentre Ferdinando Laghi (de Magistris presidente) pur sollevando un problema di metodo si dichiara favorevole al rinvio della presentazione degli emendamenti in Aula consiliare, dichiarando il proprio voto favorevole all’approvazione.
E anche rispetto al parere finanziario si registra la sola astensione di Raffaele Mammoliti (Pd).