I centristi calabresi aspettano. Non possono fare altro: a Roma è tutto un caos, figuriamoci nelle regioni. La confusione è massima perché il centro non ha ancora né una forma precisa né un federatore riconosciuto da tutti. Troppi galli in uno stesso pollaio: Renzi, Calenda, Di Maio, Toti, Carfagna. Tutte primedonne che, giocoforza, a brevissimo dovranno decidere come presentarsi al voto del 25 settembre.

Il partito di Draghi

Anche se il premier non ha alcuna intenzione di scendere in campo in prima persona, in queste ore prende sempre più corpo l'idea di creare il “partito di Draghi”, un rassemblement riformista, europeista e atlantista, contrapposto tanto ai sovranismi quanto ai populismi. Sarebbe, in pratica, il polo che si intesterebbe l'agenda Draghi, opponendosi a quelle forze che hanno fatto cadere il Governo, su tutte Lega e Movimento 5 Stelle.

I punti oscuri sono parecchi: sarebbe uno schieramento di centro o di centrosinistra? Gli orientamenti del Pd saranno decisivi. Il ministro Franceschini, in un'intervista al Corriere della Sera, non ha avuto dubbi nel tracciare una precisa linea di demarcazione: «Le prossime elezioni saranno sostanzialmente una sfida tra chi ha difeso Draghi e chi invece ha buttato tutti a mare». Sarebbe una nuova via per il Pd, dopo la rottura insanabile con il M5s.

A pensarla come Franceschini è un altro iper-draghiano come il ministro degli Esteri Di Maio: «Al di là dei nomi, quello che si sta delineando è un'area di unità nazionale che si contrappone sicuramente a Conte e a Salvini ma anche a una destra che ha scommesso per far cadere questo Governo».

Si tratterebbe insomma di un fronte ampio ed eterogeneo rispetto al quale Calenda si è però già chiamato fuori: «A fare l'ammucchiata contro i sovranisti non ci sto. Se vogliono l'Unione bis, facciano pure. Senza di noi», ha detto l'ex ministro a Repubblica.

Il Centro, secondo diversi sondaggi, potrebbe arrivare anche al 15%, ed è dunque scontato che quest'area, in un modo o nell'altro, verrà occupata. I dirigenti calabresi di Italia Viva, ad esempio, sono convinti che, alla fine, Renzi, Calenda e Toti uniranno le forze, ma senza il Pd, nella cui orbita resterebbero solo Di Maio e Carfagna.

Italia Viva

Con le alleanze ancora tutte da definire, anche nei partiti centristi è comunque iniziato il toto-nomi in vista delle candidature per il Parlamento. Il segretario di Iv, Ernesto Magorno, ha già convocato per il 28 luglio, a Lamezia Terme, una riunione organizzativa con tutti i coordinatori territoriali. Il senatore di Diamante è un turbo-renziano e sicuramente avrà un posto in prima fila nelle liste. Dovrebbero provarci anche l'ex deputato Bruno Censore, il sindaco di Sellia Marina, Francesco Mauro, l'ex assessore di Nicotera Mariella Calogero e la coordinatrice cosentina Nunzia Paese.

Potrebbe essere della partita anche il sindaco reggente di Reggio, Paolo Brunetti. Una candidatura che rischia di dar luogo a una singolare competizione con l'uomo che più di altri lo sta affiancando in questa difficile esperienza amministrativa, Carmelo Versace, anche lui sindaco facente funzione, ma della Città metropolitana.

I calendiani

Versace è uomo di Calenda e, con ogni probabilità, sarà inserito nelle liste di Azione. L'impegno diretto di Brunetti e Versace, in caso di mancato accordo tra i centristi e il Pd, potrebbe pure creare qualche imbarazzo a Giuseppe Falcomatà, oggi sospeso per via della condanna in primo grado nel processo Miramare. Al sindaco, come già avvenuto all'indomani delle due nomine, il Pd potrebbe rimproverare di aver affidato la guida di Comune e Metrocity a esponenti di partiti concorrenti.

Versace non sarebbe l'unico calendiano in pista. Si fanno anche i nomi del segretario regionale ed ex sindaco di Taurianova, Fabio Scionti, del consigliere comunale di Corigliano Rossano Francesco Madeo e della responsabile organizzativa Emily Casciaro.

Negli ambienti della politica catanzarese si vocifera anche di Antonello Talerico, ex aspirante sindaco del capoluogo. Solo una suggestione, assicurano fonti qualificate del partito, visto che l'avvocato «non ha mai formalizzato la sua adesione ad Azione».

Toti e Di Maio

Nessuna certezza per quanto riguarda Italia al centro, la creatura di Toti. Il consigliere regionale Francesco De Nisi ha già fatto sapere di non essere interessato a concorrere per un posto in Parlamento. Ancora da decifrare le mosse dell'ex sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, vicino a Coraggio Italia di Brugnaro.

Quanto ai dimaiani, dovrebbe essere scontata la ricandidatura di Dalila Nesci e Pino d'Ippolito, gli ex 5 stelle che hanno aderito al gruppo “Insieme per il futuro” nelle settimane precedenti alla crisi che ha poi portato al voto anticipato.